I percorsi esistenziali sono come le rotte. Ciascuno segue le proprie. Ho sempre seguito le mie, badando bene a non incrociare quelle altrui, sempre rispettoso delle altrui individualità e ovviamente anche della mia.
Ho sempre cercato di non dare fastidio o creare imbarazzi, e ho mantenuto in genere un profilo molto basso. Avrei gradito ricevere un trattamento analogo, ma non è stato sempre così. Mi sono sempre chiesto per quale ragione sono stato oggetto di interesse quando probabilmente non ce n'era motivo. Tenevo un basso profilo, non provocavo o cercavo alcuno, mi facevo i fatti miei, ma spesso finivo per diventare oggetto di attenzioni interessate.
Non ho mai capito perché, in varie occasioni, ciò sia avvenuto: avevo molto da dire, ma poco o punto da dare; non ero per nulla gestibile, al di là della mia personale gentilezza; non ero "tacca da fusoliera" per esercizi di seduzione più o meno tardiva; sapevo dare, questo sì, ma sapevo anche molto bene come rendere, per cui mille bersagli sarebbero sicuramente stati meno a rischio di me.
Ci pensavo proprio ieri sera, ascoltando Don't look back in anger, degli Oasis, rilanciata su Facebook da un amico. In effetti, non solo ho smesso di ricordare con rabbia, ma anzi ho smesso addirittura di ricordare. Mi resta solo un certo fastidio per l'uso spregiudicato che si fa delle persone, trattandole realmente come merce. Le visioni delle cose che si vorrebbero illuminate sono sovente le più oscurantiste. "Miracoli" della curiosità e della vanità, totalmente autoreferenziali. Non ne resta coscienza.
Piero Visani
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