giovedì 5 febbraio 2015

Les neiges d'antan

       Serata di pioggia che sul fare dell'alba dovrebbe trasformarsi in neve.
       Silenzio assoluto.
       Poche auto.
       Prospettiva non esaltante di dover fare una levataccia per spalare la neve e riuscire ad uscire di casa.
       Non mi è mai granché piaciuta la neve, ma un tempo forse essa esercitava su di me un briciolo di fascino, che ora non ha più, come una bella donna che ha perso interesse ai miei occhi, di cui posso ricordare molte peculiarità positive, ma che ha perso ogni attrattiva se non quella della memoria e del rimpianto.
       Le sere in solitudine sono formidabilmente d'aiuto per scrivere. Nel silenzio di questi anni, di queste vite perdute e deprivate da qualsiasi forma di speranza, la solitudine è come un'amica ipercritica, di quelle che non fanno sconti, che non vorresti incontrare, se fossi di buon umore, ma la cui compagnia invece cerchi, se sei desideroso di impietosa vivisezione.
       Io, in fondo, di tale vivisezione, di detta analisi talmente severa da aprire solchi nel mio animo, sono desideroso da sempre. Perché la vita ti può dare gioia, ma, se non te la dà, se te la somministra con il bilancino del farmacista o anche in misura più ristretta, puoi cercare di sfuggire in forma di stordimento o di paradisi artificiali, oppure puoi guardare virilmente, dritte negli occhi, le varie specie di dolore che essa ti ha riservate.
       Forse sei esausto, però sai che, quanto più l'addestramento sarà terribile, ai limiti dell'insopportabilità, quanto più la battaglia ti sarà lieve. Non la cerchi, non la auspichi, ma sai che verrà e che, se non sarai preparato, ti potrà travolgere. La tua più grande forza, in negativo, è che nessuna speranza ti sostiene, e dunque combatti per semplice onor di firma. La tua più grande forza, in positivo, è che sei sorretto da una vis pugnandi e da una interiore ferocia che non ti eviteranno certo di morire, ma ti consentiranno di farlo salvaguardando la tua dignità, il tuo onore e l'immagine che hai di te stesso. E magari riuscirai pure a portare qualcuno con te.
     Non sono considerazioni molto allegre, in queste umida e fredda notte di febbraio, ma sono i valori che hai, i fattori su cui sai di poter fare conto. Di certo avresti voluto avere una vita migliore, di certo non avresti voluto scontrarti troppo con i mille muri dell'incomunicabilità, ma sei qui, non altrove, e non ti resta più molto da fare, se non che cercare di finire in bellezza. Non sarà facile, ma ci proverai. Le nevi della tua giovinezza, quelle nevi spesso ghiacciate su cui sciavi veloce ma raramente festoso, inseguendo sogni che già allora ti parevano irraggiungibili, sono diventate tristi neiges d'antan, alle quali, tuttavia, non intendi assolutamente rinunciare. Sono state il senso della tua vita, se mai ne ha avuto uno.

                    Piero Visani



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