Spesso, nel corso della mia vita, mi è capitato di rapportarmi con donne per le quali ero un uomo "assolutamente inimitabile", una sorta di concentrato di cose positive. Ma bastava che commettessi un errore, un solo errore, a volte semplicemente frutto di un malinteso o del ricorso a codici comunicativi diversi, e diventavo - senza nemmeno il diritto a un chiarimento - "l'uomo più abominevole del mondo".
Da giovane ho sofferto molto di questo repentino passaggio "dalle stelle alle stalle", al punto da considerarlo quasi una mia personale maledizione. Ne ho analizzato attentamente tutte le possibili cause, senza trovarne una che mi convincesse almeno un po', a parte quella di un astuto modo di "scaricarmi" accollandomene le colpe.
Poi, con l'età matura, ho cominciato a non curarmene più, anzi a cercare addirittura di prevedere e anticipare il momento in cui tale evento topico avrebbe avuto luogo. L'esperienza mi ha infatti insegnato che nessun rapporto umano, se anche vuol durare una sola sera, può basarsi sull'isteria.
Così ho cessato di provare la sgradevole sensazione di sentirmi rifiutato e ho cominciato a prendere silenziosamente atto di tutto ciò che mi veniva rovesciato addosso, sulla base di un principio che mi è diventato sempre più caro: never complain, never explain. E' di classe, non lascia invischiati in stucchevoli recriminazioni, ti consente di accollarti silenziosamente tutte le "colpe" e di orientarti su rapporti più maturi e veri. Anche perché - come è facile immaginare - essere portato "sulle stelle" è esaltante ma un po' posticcio, esattamente come finire "nelle stalle" è forse superiore ai miei (de)meriti. Nei due casi, Much Ado about Nothing. Nella prima ipotesi, ma - mi sia consentito - anche nella seconda...
Piero Visani