Mi piace moltissimo viaggiare di notte. L'ho già scritto, ma mi ripeto volentieri. Se sono solo, quel tunnel nero che si snoda davanti ai miei occhi, illuminandosi progressivamente, è una perfetta metafora di quello che si svolge nella mia mente, con il buio delle mie emozioni che metro dopo metro si schiarisce, consentendomi di capire ciò che fino a pochi secondi prima mi pareva assolutamente criptico. Se sono in compagnia, la compagnia diventa più intima e l'automobile si trasforma in un piccolo scrigno privatissimo, per viaggi nello spazio e - contemporaneamente - nel tempo e nella psiche.
Ho sempre amato molto anche la velocità, per quel senso di provvisorietà che mi regala, per l'adrenalina che mi insuffla nel corpo e nella mente.
Ogni tanto, con qualche anima eletta, riesco a parlare di queste cose e a raccontarle il mio amore assoluto per la notte. Non ho bisogno che lo condivida, mi basta che mi ascolti. Io parlo, lei mi ascolta. Lei parla, io l'ascolto. La notte è un'intima alcova di dialogo, a condizione - ovviamente - che ciascuno dei due protagonisti abbia voglia di ascoltare l'altro e che entrambi abbiano qualcosa da dirsi...
La notte detesta i monologhi e favorisce i dialoghi, anche quelli con se stessi, se non c'è un'altra persona con cui parlare. E, quando si arriva a destinazione, che albeggi o meno, si è già diventati un'altra persona. E' il miracolo - iterabile ad libitum - della notte.
Piero Visani
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