giovedì 5 giugno 2014

L'individuo, la storia, le storie


       Fin da quando avevo meno di venti anni - dunque davvero da molto tempo... - una delle contestazioni ricorrenti che mi sono state mosse si è appuntata sulla radicalità del mio pensiero.
       Contestazione assolutamente legittima, sviluppata talvolta in forma garbata, talaltra in forma ironica, quasi sempre con impostazione neanche troppo velatamente accusatoria.
       Non ho nulla di cui giustificarmi, ovviamente, anche perché non sono solito farlo, mai. Vorrei però sottolineare quanto il carattere condizioni le scelte pubbliche e private delle persone.
       Di natura, sono silente e schivo, tendente a farmi i fatti miei. Cerco di non intromettermi nelle vite degli altri e - anche se ho avuto esperienze professionali, politiche e culturali di vario genere - sono sempre stato un "cane sciolto", attento a preservare gelosamente la mia indipendenza.
       Come spesso accade a chi non è solito intromettersi negli affari altrui, gradisco poco o punto coloro che si intromettono nei miei e purtroppo, da questo punto di vista, non sono stato molto fortunato: pur essendomi sempre limitato a esprimere opinioni politiche, culturali, giornalistiche, mi sono visto rovesciare addosso tonnellate di consigli, più o meno disinteressati, nei confronti dei quali in genere ho abbozzato, continuando a farmi i fatti miei.
       Talvolta però, tanto a livello personale, quanto politico, quanto professionale, sono stato oggetto di atti che erano ostili (o che io ho interpretato come tali).
      Qui scatta la dimensione individuale citata fin dal titolo di questo scritto: a livello individuale, fin da bambino, rispondo agli atti di ostilità con livelli di ostilità almeno uguale e se possibile superiore. Non a caso, fin da quando ho imparato un po' di latino il mio motto è sempre stato "Nemo me impune lacessit".
      Mi sono sempre ispirato ad esso, nel corso della mia vita, e non posso dire che la cosa mi sia giovata: in questo infelice Paese, infatti, l'aggressione indiretta è molto diffusa, salvo essere negata nel momento stesso in cui la scopri. E se reagisci - "ça va sans dire" - il colpevole diventi tu...
       Ho sempre detestato questa pratica, vi ho reagito talvolta con furia e così mi sono costruito una solida fama di soggetto "da trattare con le molle". Cosa che, peraltro, alcuni incauti hanno voluto continuare a non fare, scontrandosi ovviamente con il mio principio ispiratore, quello per cui "qualsiasi azione [altrui] comporta una reazione [mia]".
       A livello professionale e politico vale per me il medesimo principio di cui sopra: se qualcuno mi fa del male, o qualcosa che io percepisco come tale, reagisco sempre.
       La mia attuale e totale ostilità nei confronti dello Stato italiano e dell'UE deriva dal fatto che, almeno negli ultimi 10-15 anni, da entrambi i soggetti politici testé citati ho ricevuto solo atti di ostilità: la mia vita professionale si è fortemente complicata, i miei livelli di vita si sono fortemente abbassati e, per difenderli, ho dovuto lavorare molto di più di quanto non facessi prima; la mia esistenza ha subito una serie di complicazioni che le hanno tolto qualità, gioia, slancio, riducendola essenzialmente a una sorta di catena di adempimenti economico/fiscal/tariffari destinati a ingrassare qualcuno, certo non a giovare a me, all'Italia, all'Europa come progetto e comunità di destino,
       Un gruppo di finti libertari (in realtà terribilmente statalisti e totalitari) ha cominciato a guastare, per finalità sue privatissime, la mia vita, quella della mia famiglia, quella dei miei amici, quella del mio popolo, quella della mia Patria.
      Ho reagito e reagirò come sempre: di fronte ad un attacco, mi difendo. Come professionista, ho cercato di prendere le mie precauzioni per non regalare tutti i miei pochi averi a una banda di ladri patentati e di nemici della libertà. Come intellettuale e polemista di sedicesima serie (non mi pongo più su di così), ho cercato di stimolare quelle poche persone che mi leggevano a non deporre le armi, a continuare a ribellarsi, a lottare strenuamente contro il Leviatano.
       La Storia, quando si occuperà con il necessario distacco di questo tragico periodo, noterà che centinaia di milioni di europei sono stati costretti con l'inganno e la manipolazione mediatica delle menti a sacrificare le loro vite e la loro gioia di vivere a un Moloch gestito dalle sempiterne vestali del dio Denaro.
       Non accetterò mai che la mia vita sia stata immolata a questo, anche se nei fatti già lo è stata. Mi resta un'unica arma, la sola che so usare con un minimo di destrezza: cercare di persuadere chi non ha ancora portato il cervello all'ammasso a reagire contro questa distruzione della sua vita e dei suoi averi, a lottare, a non rassegnarsi, A VENDICARSI. Non accetterò mai che la politica possa essere ridotta a una demonia dell'economia che preme sulle nostre vite fino a distruggerle, fino a farne una sequela quotidiana di pagamenti e adempimenti fiscali.
       Mi faranno a pezzi - lo so bene - anzi lo hanno già fatto, ma continuerò a fare quello che so fare meglio: insegnare ad odiare "il sistema per uccidere i popoli", di modo che i popoli stessi possano continuare a vivere. Non so se avrò allievi o qualcuno che semplicemente mi ascolti. Però l'ho insegnato a mio figlio e lui continuerà la mia battaglia. E' sconfitto solo chi si sente tale, e io non mi sento per nulla tale. Qualcuno, anche per conto mio, come "fratello in spirito" prenderà le sue vendette anche per me. Mi hanno tolto la vita, beh combatterò anche da morto. Questo è certo.

                                                          Piero Visani

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