Sono nato il 25 luglio 1950, alle 19.27, nell'ospedale di Aosta. Mia madre si ricorda perfettamente l'ora perché aveva di fronte a sé un grande orologio.
La giornata era stata particolarmente afosa e nell'ospedale, con una certa leggerezza, erano state create numerose correnti d'aria, per dare un po' di sollievo, soprattutto al personale...
Il caso volle che nel corso della notte si scatenasse un terribile temporale e che, in mezzo a quelle correnti d'aria fattesi più forti, fino a che i finestroni dell'ospedale non furono chiusi, io abbia subito contratto una polmonite, dalla quale venni salvato grazie alla somministrazione del vaccino di Sabin.
Io sono profondamente convinto che quell'esperienza neonatale abbia insufflato nel mio animo una formidabile diffidenza nei confronti degli altri e nei riguardi di qualsiasi forma di trascuratezza. La mia attenzione per i dettagli e il non fidarmi mai di alcuno per me derivano da quello.
Potrei aggiungere - ma è una palese forzatura - che il vaccino antipolmonite di Sabin abbia insufflato in me - stanti gli esiti del medesimo - una notevole simpatia per gli Stati Uniti. E forse è davvero così, nel senso che sono da sempre appassionato di cinema e storia americani. Poi, rapidamente, sono cambiato e ho provato ad "abortire l'America e poi guardarla con dolcezza", ma certo gli USA hanno avuto una qualche parte nella mia vita.
Le cose che ho scritto sopra sono quanto mi è stato riferito della mia nascita. Vi aggiungo che avrei dovuto chiamarmi Pietro, come mio nonno materno, ma mia madre preferì Piero, che le sembrava una forma di sia pur modesta distinzione dal genitore.
Se ricordo bene, mio padre, nell'affrettarsi ad Aosta, dal Piemonte ove lavorava all'epoca, ebbe un incidente d'auto, forse per l'eccitazione dovuta alla nascita del primo figlio maschio (ma ho una sorella, di circa 8 anni più vecchia).
Ricordo infine - ma questo credo sia noto a tutta la mia famiglia - che per i primi 13 mesi della mia vita mi astenni quasi completamente dal dormire, quanto meno la notte, abitudine che ho mantenuto il più possibile, anche se ora preferirei astenermi dal dormire tout court, un giorno spiegherò perché.
Queste alcune brevi note sul mia affacciarmi all'esistenza. Ne avrei fatto assolutamente a meno, lo dico con estrema chiarezza, ma, dal momento in cui ho cominciato a stare al mondo, mi sono preoccupato soprattutto di fare tutto ciò che volevo. E, in definitiva, pur odiando la vita dal profondo, credo di esserci riuscito. Mi piace avere degli obiettivi. Per le vite future, se ne avrò, amerei che i miei genitori mi chiedessero se sono d'accordo con loro nel bissare l'esperienza. Chiaro che declinerei. Non mi piacciono né il mondo né quelli che per errore si fanno chiamare umani (e non lo sono affatto).
Piero Visani
Uno dei motivi per cui aborro le parole dette è scivolano via come nuvole nel cielo soffiate via dal vento, la scrittura invece riesce a fermare momenti e sensazioni dello scrivente.
RispondiEliminaDormire? Dalle prime notti insonni di gioventù vado affermando che giorni di sole 24 ore sono un tormento e che da morto avrò tutto il tempo che vorrò per farlo.
Esistenza? Non lo chiediamo noi ed allora cercare di realizzare almeno una parte di quanto vogliamo penso sia il "minimo sindacale" a cui si possa aspirare, d'altronde non desiderare di farlo credo fermamente sia solo uno spreco di tempo. Quel tempo che ci è dato è la nostra unica vera ricchezza e non fare ciò che si vuole è solo un palliativo per riempire ciò di cui molti non sanno che farsene.
Perciò...avanti così, al voler costruire il futuro non c'è mai fine!
Anch'io penso che avrò tutto il tempo per dormire... da morto. Singolare convergenza di idee, di cui sono lieto!
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