Qualche volta capita di scrivere per un cliente che condivide gli stessi problemi del suo ghostwriter, i medesimi affanni, i medesimi tormenti. E allora il lavoro cessa di essere lavoro e diventa vita, passione, immedesimazione. Scrivi per lui, ma in realtà stai scrivendo di te e per te. E le parole sgorgano rapide, sentite, condivise, perché ci sei tu al suo posto e vivi - o hai vissuto - quello che lui stesso ti chiedere di raccontare, spesso con dovizia di particolari.
Sono quei momenti - invero rari - in cui il ghostwriting diventa una dolente confessione, una narrazione di sé, di una storia parallela nella quale finisci per riversare inevitabilmente la tua. Sono i momenti migliori, in cui ti puoi permettere la libertà di essere incredibilmente sincero, in quanto quel testo verrà ascritto a lui, e non a te. E ti puoi permettere di scrivere tutto ciò che pensavi su un determinato tema o una data persona, ovviamente celata dietro un appellativo di comodo.
E' pura gioia, è autentica esperienza catartica, e alla fine ti senti meglio, perché è come se ti fossi tolto un peso dall'anima. E la mia anima - ahimè - forse qualche peso di troppo ce l'ha ed è bello poterselo levare di dosso in questa maniera, facendoti anche pagare da un cliente.
Al di là del mero interesse, tuttavia, è che hai infine la possibilità di dire a chi volevi tutto quello che volevi dirle, nel bene come nel male. Senza il rischio di rimpianti... o di querele.
Piero Visani
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