L'8 febbraio 1968, nel bel mezzo della guerra del Vietnam, comparve sul "New York Times" un articolo del celebre corrispondente di guerra Peter Arnett, il quale, riferendo di un suo colloquio con alcuni ufficiali statunitensi in merito al pesante bombardamento cui era stata sottoposta la città di Bén Tre, si sentì rispondere, a mo' di giustificazione: "It became necessary to destroy the town to save it', versione successivamente diventata: "We had to destroy the village in order to save it".
Questa "esemplare" giustificazione mi viene in mente ogni volta che qualche "ascaro" nostrano cerca di giustificare le proprie nequizie con l'ormai "mitico" "Ce lo chiede l'Europa".
E' vero, l'Europa ci sta chiedendo esattamente quello che gli ufficiali americani riferivano, con la solita spocchia, a un loro corrispondente di guerra: "Abbiamo dovuto distruggere il villaggio al fine di salvarlo", dai vietcong e - naturalmente - dal "comunismo".
Nel corso di una mia lontana visita (1988) alla "John Fitzgerald Kennedy Special Warfare School" di Fort Bragg (NC), il colonnello Robert Mountel, uno dei padri delle Forze speciali USA, ebbe a indicarmi questo tipo di comportamenti come "il modo migliore per perdere una guerra". E infatti...
Gli europei - ahinoi! - per il momento appaiono più creduloni dei vietnamiti, ma lo stile "occidentalista" è sempre il medesimo: "we have to destroy you in order to save you"! E tutto questo senza nemmeno una guerra, anzi raccontandoci la sadica fola che l'EU ci avrebbe preservato dalla guerre. In effetti, dalle guerre ci ha forse preservato; dagli effetti delle medesime, e per di più in tempo di pace, assolutamente no.
"Dobbiamo distruggervi per salvarvi! Up, masochists, to bombs (ricevute - sia chiaro, non lanciate...). Offrite i petti all'amico!! Amico...?
Piero Visani
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