mercoledì 16 marzo 2016

Gli enormi vantaggi della politica

      Pensate se ciascuno di noi fosse ammalato da anni e, sempre da anni, fosse in cura da qualche eminente professore di medicina, superstimato e titolare di chissà quante cattedre. Che cosa faremmo se, nonostante le sue "amorevoli cure", la nostra salute andasse sempre peggio? Lo manderemmo a quel paese e cercheremmo un sostituto, un'alternativa, qualcuno che riesca a curarci, non a farci ammalare di più o a lasciarci scivolare progressivamente nell'agonia.
       In politica, non accade nulla di tutto questo. I "soloni" continuano a pontificare e i pazienti a morire. Quelli che non hanno ancora avuto la loro inevitabile sorte, o confermano la loro fiducia nei "dotti, medici e sapienti", oppure non viene proprio chiesto loro di esprimerla, in quanto coloro che "sanno" possono beneficiarne a priori, senza alcuna verifica popolare, per "grazia ricevuta" (la totaldemocrazia attuale, infatti, è a tutti gli effetti una forma di teocrazia).
       Questa è la nostra condizione di italiani: da almeno due decenni, se non più, siamo oggetto di politiche strutturalmente e fiscalmente folli, ma nessuno si lamenta, nessuno sostituisce i medici al suo capezzale come farebbe per qualsiasi patologia fisica; i più "arditi", non vedendo altra opzione, si suicidano, senza nemmeno ricorrere alla "dolce morte", ma spesso a morti alquanto orribili.
       A quanto pare, l'orrore di tutto questo sfugge ai più, così come sfugge loro il fatto che ci siamo completamente giocati il futuro. Come ebbe a scrivere Luigi Tenco, "un giorno dopo l'altro, la vita se ne va". E chiamare questa vita richiede formidabili iniezioni di ottimismo.

                                     Piero Visani