E' tutto un fiorire, in queste ore, di difensori - anche autorevoli - del "nostro sistema di vita". Nulla da dire, ognuno ha diritto a rivendicare a sé ciò che meglio crede.
Proprio in tale logica assolutamente libertaria, mi permetto di chiamarmi fuori e di sottolineare che si tratta del "vostro sistema di vita", non del mio. Il mio "sistema di vita", da quasi un decennio ormai, consiste - dopo essere stato deprivato di tutto, in particolare del diritto al lavoro (e avrebbe potuto andarmi molto peggio, se non avessi preso per tempo le debite precauzioni) - nel guardare il mondo che mi passa davanti come fanno i bambini poveri davanti alle vetrine di Natale: schiaccio il mio naso gelato contro il vetro e assisto: la libera professione è soggetta a tassazione folle, il lavoro - se non si è collegati a fonti distributive del medesimo di matrice politico-partitica - quasi non esiste più; le giornate si somigliano tutte; le vacanze non si fanno da chissà quanti anni.
Un minimo di capacità di sopravvivenza viene dall'abilità di muoversi all'estero, di intessere relazioni, di non darsi per vinti, ma è poco più di un'economia di autosufficienza.
Su questo sfondo, il "vostro sistema di vita" è per me solo una fiscalità folle, l'impossibilità di esercitare il diritto di voto, di vedere riconosciuti i diritti e anche i comportamenti illegali di qualsiasi minoranza e, al contrario, di vedere totalmente conculcati i miei.
Dovrei sentirmi minacciato da altri tipi di attacchi? Sì, lo so, sono più cruenti, più primitivi, meno sofisticati. Sembrano "stranamente" fatti per legittimare voi e il vostro ruolo. Uccidono subito, non costringono al suicidio o alla disperazione e alla miseria, come fate voi con "raffinata" abilità.
Non starò qui a discutere. Non sono più vivo da tempo. Difendete pure il "vostro sistema di vita". Non è il mio. Auguri!
Piero Visani