Dopo il colpo di Stato del 18 Brumaio (9 novembre 1799), Napoleone Buonaparte aveva ormai acquisito il potere assoluto in Francia, anche se formalmente era soltanto il Primo Console di un triumvirato. Dopo la fallimentare campagna d'Egitto, il suo interesse era consolidare la posizione continentale della Francia rivoluzionaria, minacciata dal concerto delle monarchie assolute.
Il primo nemico, dopo la decisione della Russia di abbandonare la coalizione antifrancese, era ovviamente rappresentato dall'impero austriaco, il quale aveva approfittato della spedizione francese in Egitto (1798-99) per riprendersi i territori italiani che Buonaparte aveva conquistato durante la fulminea campagna del 1796-97.
Alla testa di un esercito francese non particolarmente numeroso (circa 30.000 uomini), Napoleone valicò il colle del Gran San Bernardo all'inizio dell'ultima decade di maggio dell'anno 1800 e puntò direttamente su Milano, con la celerità di manovra che gli era tipica, approfittando del fatto che le forze austriache erano concentrate ad assediare Genova.
Muovendo in direzione della città ligure, le forze francesi sconfissero le avanguardie austriache a Montebello (9 giugno 1800), ma poi persero il loro vantaggio tattico e si fecero sorprendere dal fatto che, alle 8 del mattino di sabato 14 giugno 1800, grossi reparti austriaci uscirono dalla città di Alessandria, dove avevano trovato rifugio, e attaccarono le truppe francesi avendo come obiettivi immediati le località di Marengo e Spinetta.
Nei giorni precedenti, un mese di giugno particolarmente inclemente e piovoso aveva trasformato la pianura intorno ad Alessandria in un terribile acquitrino, dove qualsiasi movimento, in particolare dell'artiglieria, ma non solo, risultava particolarmente penoso. Questo rallentò sicuramente l'offensiva austriaca, ma resta il fatto che essa colse le forze francesi sparpagliate e in piena crisi di movimento, né gli sforzi di Napoleone di richiamare tutte le sue truppe verso il rombo del cannone ebbero un qualche successo immediato.
Sotto la notevole pressione austriaca, i francesi furono costretti a ripiegare e, onde impedire che la ritirata si trasformasse in rotta, Buonaparte fu costretto a gettare nella mischia anche l'ultima riserva di cui disponeva, vale a dire i Granatieri della Guardia Consolare, i quali fecero il possibile per stabilizzare il fronte, al prezzo di gravissime perdite, ma non riuscirono nell'impresa.
Alle ore 15 di quel sabato di giugno, la battaglia appariva definitivamente perduta, al punto che lo stesso comandante austriaco, il generale Melas, inviò un dispaccio a Vienna per informare la Corte del grande successo colto.
Intorno alle ore 17, dopo che per due ore i soldati francesi avevano opposto una tenace resistenza alla residua offensiva austriaca, senza peraltro nutrire alcuna speranza sull'esito finale dello scontro, l'afflusso di reparti francesi a sostegno del Primo Console cominciò a farsi significativo: si trattava di truppe fresche, certamente provate da lunghe marce sostenute per arrivare in tempo sul campo di battaglia, ma che non avevano ancora dovuto affrontare il combattimento, a differenza di quelle austriache, logorate da nove ore di scontri.
L'evento decisivo fu rappresentato dall'avvento della Divisione condotta dal generale Louis Desaix, la quale si scagliò con estremo vigore contro gli austriaci, guidata personalmente dal suo comandante, il quale perì nello scontro. Tuttavia, l'inerzia della battaglia era ormai cambiata e, vedendo gli austriaci vacillare e ritirarsi, l'intero esercito francese - moralmente rinfrancato - si lanciò all'assalto, mettendo gli austriaci definitivamente in rotta verso Alessandria e inducendoli, il giorno successivo, a chiedere la resa.
Significative sono le somiglianze tra la battaglia di Marengo e quella di Waterloo (1815), dal momento che, sia pure a ruoli rovesciati, quella che nel pomeriggio era una battaglia vinta dagli austriaci divenne, con il calar della sera e l'arrivo di robusti contingenti francesi, una battaglia persa, rovinosamente persa. Non a caso la leggenda vuole che a Waterloo, nel mentre aspettava invano l'arrivo dei rinforzi di Grouchy, Napoleone abbia più volte esclamato: "ah, se avessi qui il mio Desaix...!". Invece arrivarono i prussiani di Bluecher, con le conseguenze a tutti note.
Piero Visani
Sotto la notevole pressione austriaca, i francesi furono costretti a ripiegare e, onde impedire che la ritirata si trasformasse in rotta, Buonaparte fu costretto a gettare nella mischia anche l'ultima riserva di cui disponeva, vale a dire i Granatieri della Guardia Consolare, i quali fecero il possibile per stabilizzare il fronte, al prezzo di gravissime perdite, ma non riuscirono nell'impresa.
Alle ore 15 di quel sabato di giugno, la battaglia appariva definitivamente perduta, al punto che lo stesso comandante austriaco, il generale Melas, inviò un dispaccio a Vienna per informare la Corte del grande successo colto.
Intorno alle ore 17, dopo che per due ore i soldati francesi avevano opposto una tenace resistenza alla residua offensiva austriaca, senza peraltro nutrire alcuna speranza sull'esito finale dello scontro, l'afflusso di reparti francesi a sostegno del Primo Console cominciò a farsi significativo: si trattava di truppe fresche, certamente provate da lunghe marce sostenute per arrivare in tempo sul campo di battaglia, ma che non avevano ancora dovuto affrontare il combattimento, a differenza di quelle austriache, logorate da nove ore di scontri.
L'evento decisivo fu rappresentato dall'avvento della Divisione condotta dal generale Louis Desaix, la quale si scagliò con estremo vigore contro gli austriaci, guidata personalmente dal suo comandante, il quale perì nello scontro. Tuttavia, l'inerzia della battaglia era ormai cambiata e, vedendo gli austriaci vacillare e ritirarsi, l'intero esercito francese - moralmente rinfrancato - si lanciò all'assalto, mettendo gli austriaci definitivamente in rotta verso Alessandria e inducendoli, il giorno successivo, a chiedere la resa.
Significative sono le somiglianze tra la battaglia di Marengo e quella di Waterloo (1815), dal momento che, sia pure a ruoli rovesciati, quella che nel pomeriggio era una battaglia vinta dagli austriaci divenne, con il calar della sera e l'arrivo di robusti contingenti francesi, una battaglia persa, rovinosamente persa. Non a caso la leggenda vuole che a Waterloo, nel mentre aspettava invano l'arrivo dei rinforzi di Grouchy, Napoleone abbia più volte esclamato: "ah, se avessi qui il mio Desaix...!". Invece arrivarono i prussiani di Bluecher, con le conseguenze a tutti note.
Piero Visani
Nessun commento:
Posta un commento