sabato 24 giugno 2017

Ride bene chi ride ultimo

       Torino, oggi, ore 15,20. L'avvocato Simone e io scendiamo sul campo centrale, in sintetico, del nostro club di tennis. Temperatura indicata dal termometro: 37°. Temperatura percepita, causa un forte tasso di umidità: 43°.
       La mia Weltanschauung prevede che, quando una cosa si deve fare, si fa: piova, nevichi, grandini, ci sia un caldo canicolare, etc. "Ci tocca di andare", e si va. Senza chiedersi troppi perché: si va.
       Scendiamo in campo e, per almeno un'ora, esprimiamo un buon tennis.
       Per sua sfortuna, il campo centrale del mio club è posto a fianco della stradina che conduce alla piscina e, ad un certo punto, cominciano due processioni: quella di coloro che in piscina ci vanno e quella di coloro che dalla piscina vanno via. Nulla di male, siamo abituati a concentrarci sul gioco estraniandoci da quanto ci succede intorno.
       Quello che invece dà parecchio fastidio è essere guardati come fenomeni da baraccone: i più educati occhieggiano ironici o al limite si danno di gomito; i meno educati ci indicano a dito, come se fossimo dei pazzi.
       Orbene, signori miei, sono stanco di profondere energie dietro a cretine e cretini che cambiano idea ad ogni stormir di fronda, ma in realtà noi meriteremmo, se non vera e propria ammirazione (e quella invero io me la concederei...), almeno rispetto: ci stiamo addestrando a reggere situazioni limite e a farlo senza battere ciglio. Non ci scambiamo certo per eroi, che davvero non lo siamo, ma cerchiamo di temprarci. Sarebbe bello se io mi mettessi ad esprimere tutto il mio eventuali disprezzo nei confronti di quei bacini di urina che chiamano piscine pubbliche (sia pure di club privato)? Io non sto dicendo di essere migliore di voi - anche se è evidente che lo sono, e pure di parecchio. Dico solo che, se anche voi vi faceste i fatti vostri, come io i miei, sarebbe preferibile.
       Aggiungo, come modesto monito, che alcuni anni fa, in una situazione analoga, mio figlio Umberto (che oggi purtroppo non c'era), decise che quelle risatine di sufficienza lo avevano scocciato e indirizzò il suo servizio (mediamente sta sui 170-190 km/h, il ragazzo ha avuto molti maestri di grande livello) - ovviamente per errore, per un deplorevolissimo errore, bisogna sempre dire così, in questo Paese... - sulla massa dei passanti irridenti, che si calmarono e diventarono subito più seri. La pallina era una Head Pro nuova, molto gonfia, molto piena. E non c'era nemmeno ancora da battere il record dello sniper canadese che ha fatto fuori un bersaglio a 3.540 metri di distanza. Si poteva "lavorare" su distanze più modeste.
       Ah, il motto di famiglia è, per chi ancora non lo sapesse: "Nemo me impune lacessit".

                       Piero Visani



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