Nel pomeriggio del 15 agosto 1945, quando già l'imperatore Hirohito aveva annunciato la decisione di arrendersi, un certo numero di piloti "da attacco speciale", i celeberrimi kamikaze, decise di andare a compiere il proprio ultimo volo. Non erano obbligati a farlo, ma così imponeva loro l'etica guerriera, il "Bushido".
Credo sia importante, a 68 anni di distanza, ricordare un gesto di così suprema, assoluta nobiltà e gratuità. Naturalmente, tutti i fautori della cultura utilitaristica, quotidianamente impegnati con i loro conticini da ragionieri, ci gratificheranno con le loro considerazioni "intelligenti", del tipo "ma chi glielo faceva fare, la guerra era perduta?"
Purtroppo per loro, e fortunatamente per gli autori del nobilissimo gesto, occorrono gesti non da ragionieri per passare dalla Storia alla Memoria, e, se si possono perdere le guerre, la Dignità e l'Onore non si devono perdere mai. Tra l'altro, se non li si perde, li si deposita nella Memoria, dove fermenteranno, germoglieranno e alla fine rivivranno e rifulgeranno di nuovo.
Da uomini più piccoli di loro, ricordiamo con rispetto e venerazione questi uomini infinitamente grandi, che con il loro sacrificio ci hanno insegnato ad essere ciò che siamo e ogni giorno ci indicano la via da seguire, la via dell'Onore.
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