RICORDO DEI "LEONI DELLA FOLGORE"
In questi giorni dell'ottobre di 71 anni fa (1942), i paracadutisti della divisione "Folgore" tennero alto, altissimo, il nome dell'Italia nel corso della battaglia di El Alamein. Costretti ad affrontare un nemico infinitamente superiore per numero e soprattutto per materiali, fecero molto di più del loro dovere e portarono il nome della "Folgore" nel paradiso delle memorie immortali, quelle che cementano la Storia, persino la Storia di una Nazione immemore come l'Italia.
C'era anche un mio zio materno, tra loro, il caporalmaggiore Augusto Rosset, valdostano di radici savoiarde. Lui, nel dopoguerra, mi ha insegnato ad onorare e servire una bandiera sola, e a non tradirla, mai.
Nel 2002, in occasione del sessantesimo anniversario della battaglia, già gravemente minato dalla malattia che doveva condurlo di lì a poco alla morte, mi fece promettere che avrei visitato El Alamein io per lui, che non ci era più tornato dopo essere stato catturato dai britannici.
Ancora non ho onorato questo impegno, ma lo farò, potete stare certi che lo farò.
Mi è gradito pensarlo in questi giorni di settant'anni fa, immerso nel calderone infernale di quell'epico scontro, e mi piace ricordarlo dedicandogli l'inno della "Folgore", a dimostrazione che la Patria, la "Vaterland" in lingua germanica, è davvero la terra dei padri, delle famiglie, degli zii, delle radici, dell'identità, delle memorie. Tutte cose che ovviamente i seguaci del capitalismo globalizzatore e affamatore odiano, dal profondo del cuore, se ne avessero uno...
In questi giorni dell'ottobre di 71 anni fa (1942), i paracadutisti della divisione "Folgore" tennero alto, altissimo, il nome dell'Italia nel corso della battaglia di El Alamein. Costretti ad affrontare un nemico infinitamente superiore per numero e soprattutto per materiali, fecero molto di più del loro dovere e portarono il nome della "Folgore" nel paradiso delle memorie immortali, quelle che cementano la Storia, persino la Storia di una Nazione immemore come l'Italia.
C'era anche un mio zio materno, tra loro, il caporalmaggiore Augusto Rosset, valdostano di radici savoiarde. Lui, nel dopoguerra, mi ha insegnato ad onorare e servire una bandiera sola, e a non tradirla, mai.
Nel 2002, in occasione del sessantesimo anniversario della battaglia, già gravemente minato dalla malattia che doveva condurlo di lì a poco alla morte, mi fece promettere che avrei visitato El Alamein io per lui, che non ci era più tornato dopo essere stato catturato dai britannici.
Ancora non ho onorato questo impegno, ma lo farò, potete stare certi che lo farò.
Mi è gradito pensarlo in questi giorni di settant'anni fa, immerso nel calderone infernale di quell'epico scontro, e mi piace ricordarlo dedicandogli l'inno della "Folgore", a dimostrazione che la Patria, la "Vaterland" in lingua germanica, è davvero la terra dei padri, delle famiglie, degli zii, delle radici, dell'identità, delle memorie. Tutte cose che ovviamente i seguaci del capitalismo globalizzatore e affamatore odiano, dal profondo del cuore, se ne avessero uno...
Piero Visani
Nessun commento:
Posta un commento