Credo sia giusto, nel momento in cui tutto l'ambiente da cui provengo ricorda i "combattenti dell'onore", quelli che seppero fare una scelta precisa, nel momento del tradimento e della disfatta, io ricordi un eroe della Marina italiana, Carlo Fecia di Cossato, sommergibilista, comandante del "Tazzoli", medaglia d'oro al valor militare, celebre in tutta la storia della marineria per il suo comportamento cavalleresco nei confronti dei naufraghi delle molte navi nemiche che riuscì ad affondare durante il secondo conflitto mondiale.
L'8 settembre 1943, Fecia di Cossato, nobile sabaudo fedele al suo re, fece la scelta che riteneva giusta, prendendo le armi contro i tedeschi. Ma, da uomo intelligente e d'onore quale era, non gli ci volle molto per comprendere il terribile errore che aveva commesso e, sapendo bene che, per un uomo vero, l'onore vale infinitamente di più della vita, il 27 agosto del 1944 si suicidò, lasciando come testimonianza imperitura di sé la splendida lettera alla madre che riproduco qui di seguito.
Va detto che, con lo squisito stile che in Italia contraddistingue le iene che ci governano, il "leone morto" suicida venne da loro dato in pasto all'opinione pubblica come "suicida per amore". Nella loro nequizie, cercarono di mentire e non si accorsero che stavano invece dicendo la verità: Carlo Fecia di Cossato si suicidò per amore di una donna, e quella donna si chiamava Italia, l'Italia che essi avevano disonorato, ieri, oggi, domani.
L'8 settembre 1943, Fecia di Cossato, nobile sabaudo fedele al suo re, fece la scelta che riteneva giusta, prendendo le armi contro i tedeschi. Ma, da uomo intelligente e d'onore quale era, non gli ci volle molto per comprendere il terribile errore che aveva commesso e, sapendo bene che, per un uomo vero, l'onore vale infinitamente di più della vita, il 27 agosto del 1944 si suicidò, lasciando come testimonianza imperitura di sé la splendida lettera alla madre che riproduco qui di seguito.
Va detto che, con lo squisito stile che in Italia contraddistingue le iene che ci governano, il "leone morto" suicida venne da loro dato in pasto all'opinione pubblica come "suicida per amore". Nella loro nequizie, cercarono di mentire e non si accorsero che stavano invece dicendo la verità: Carlo Fecia di Cossato si suicidò per amore di una donna, e quella donna si chiamava Italia, l'Italia che essi avevano disonorato, ieri, oggi, domani.
Piero Visani
Lettera testamento alla Madre
Agosto 1944
“Mamma carissima,
quando riceverai questa mia lettera saranno successi dei fatti gravissimi che ti addoloreranno molto e di cui sarò il diretto responsabile.
Non pensare che io abbia commesso quello che ho commesso in un momento di pazzia, senza pensare al dolore che ti procuro.
Da nove mesi ho molto pensato alla tristissima posizione morale in cui mi trovo, in seguito alla resa ignominiosa della Marina, a cui mi sono rassegnato solo perché ci è stata presentata come un ordine del re, che ci chiedeva di fare l'enorme sacrificio del nostro onore militare per poter rimanere il baluardo della Monarchia al momento della pace.
Tu conosci cosa succede ora in Italia e capisci come siamo stati indegnamente traditi e ci troviamo ad aver commesso un gesto ignobile senza alcun risultato.
Da questa constatazione me ne è venuta una profonda amarezza, un disgusto per chi ci circonda e, quello che più conta, un profondo disprezzo per me stesso.
Da mesi, mamma, rimugino su questi fatti e non riesco a trovare una via d'uscita, uno scopo nella mia vita.
Da mesi penso ai miei marinai del Tazzoli che sono onorevolmente in fondo al mare e penso che il mio posto è con loro.
Spero, mamma, che mi capirai e che anche nell'immenso dolore che ti darà la notizia della mia fine ingloriosa, saprai capire la nobiltà dei motivi che mi hanno guidato.
Tu credi in Dio, ma se c 'è un Dio, non è possibile che non apprezzi i miei sentimenti che sono sempre stati puri e la mia rivolta contro la bassezza dell'ora.
Per questo, mamma, credo che ci rivedremo un giorno.
Abbraccia papà e le sorelle e a te, Mamma, tutto il mio affetto profondo e immutato.
In questo momento mi sento vicino a tutti voi e sono sicuro che non mi condannerete.
Carlo”
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