Se c'è qualche cosa che odio dal profondo, questa è l'omologazione, il riduzionismo, l'uguaglianza, quella "reductio ad unum" per cui siamo tutti soggetti intercambiabili, indifferenziati, privi di peculiarità, di qualità, di tratti distintivi.
Il miglior modo per entrare in rotta di collisione con me è omologarmi a qualcosa o qualcuno. Reagisco sempre molto male e, se non reagisco subito, me lo lego al dito e gli "userò questa premura" (da "La guerra di Piero" - e da che altro, se no?) ASAP.
Non lo faccio perché mi sento superiore. Lo faccio perché mi sento diverso e so che chi non riesce a percepire la diversità, ma solo ad esibirla se gli fa comodo per ragioni di finta distintività sociale, non è persona che possa andare d'accordo con me. Si è soliti affermare, fino alla noia, che "il mondo è bello perché è vario". Ma io mi chiedo: allora perché si apprezzano solo gli uguali? E' coerenza, questa? O è solo piatto conformismo?
Piero Visani
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