giovedì 14 novembre 2013

Stargate

       "Sono molto orgogliosa di te!". Questa frase mi piomba addosso, quasi sussurrata con voce suadente al telefono, mentre mi sto apprestando a un piccolo ma disturbante intervento odontoiatrico.
       Mi sciolgo, come sotto l'effetto di un attacco condotto con "armi scalari". Divento una gelatina di me stesso, poiché non credo che una donna mi abbia mai detto una frase del genere. Qualche volta me la disse mio padre, ma la situazione e il rapporto erano ovviamente assai diversi. Per le rappresentanti del gentil sesso, per contro, io sono sempre stato un moving target, un bersaglio in movimento (lento...) contro il quale scagliare ogni tipo di strali: eccessivo, invadente, in preda alla fretta, incapace di attendere, di fare la doverosa anticamera, di accontentarmi del ruolo residuale che mi era "gentilmente" concesso, noioso, assillante, grafomane, stronzo, supponente, cerebrale, intellettualoide, e chi più ne ha più ne metta.
       Ho preso talmente tanti brutti voti, dalle mie "maestre", da aver pure coltivato il pensiero di ritirarmi da tutte le "scuole della Repubblica". Non l'ho fatto solo perché, per natura, amo le provocazioni. Anche se poi, quando è ora, scompaio per sempre.
      Immaginate dunque la mia sorpresa per una frase del genere e il mio improvviso vagolare tra emozione e commozione. Chi ha fatto un'affermazione tanto impegnativa, infatti, è persona onesta, sincera, lineare, rettilinea, disinteressata; talvolta perfino un po' naif. Come non crederle, quindi?
       Rimango interdetto. Vorrei dire tante cose, ma sono come tramortito. Del resto, non si passa da proscritti, reietti, disprezzati, a oggetto di orgoglio. Non in un istante, quanto meno.
       Mi fermo. Mi interrogo se sia vero. Comunico i miei sentimenti turbati alla mia interlocutrice, la quale non deflette, anzi insiste, alza il tiro.
       La devo salutare, l'intervento non può attendere. Il dentista mi pratica una forte anestesia, ma non credo serva. Io sono già anestetizzato di mio, immerso in un Nirvana di cui non ho perfetta coscienza, se non che mi sospende fra cielo e terra, in una sorta di limbo, dove mi è letteralmente impossibile sentire dolore fisico, tanta è la gioia che mi pervade.
       Mi chiedo se non avesse ragione la mia psicologa nell'esortarmi a porre fine a una catena di rapporti errati, talvolta clamorosamente errati. Il fatto è che, in ogni circostanza, io ho seguito gli impulsi del momento, nelle precedenti come in quest'ultima. Forse sono stato semplicemente più fortunato? Oppure - come io credo - una formidabile e naturalissima empatia ci ha indotti per prima cosa ad "andare oltre" e, ogni volta che lo si fa, è più facile tornare indietro, muoversi indifferentemente nelle due direzioni. C'è uno Stargate, nei rapporti umani. Occorre avere il coraggio di varcarlo, ma non da soli, in due. Noi lo abbiamo fatto, e questo ha cambiato tutto.
 
                                      Piero Visani

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