Ci sono momenti, nella vita di ognuno, in cui la brutta prosa che ti circonda raggiunge livelli tali da spegnere il tuo desiderio di poesia. Quel desiderio che senti da sempre, che ti porti dentro, come un fedelissimo compagno, al quale non vorresti mai rinunciare. E tuttavia gli amanti della prosa, della più prosaica e vile delle prose, sono talmente tanti, a questo mondo, da indurti spesso a rinunciare al tuo desiderio di poesia, ai sogni, alle speranze, agli slanci; a tutto ciò, in una parola, che rende bella la vita.
Continue sono le esortazioni al realismo, alla praticità, al rifiuto di qualsiasi forma di romanticismo, ad essere concreto, non idealista o sognatore.
Posso capirlo, a livello di esistenza pratica, esteriore, poiché il vivere quotidiano ha le sue esigenze, dette non a caso esigenze "prosaiche"...
Lo capisco molto meno, invece, per quanto concerne le dinamiche interiori, perché, senza uno spirito che mi alimenti, chi e che sarei io? Che cosa farei se la mia vita fosse ridotta a una semplice sequela di giorni lavorativi e di weekend, di tempo di lavoro e tempo libero?
Io devo essere libero sempre e, anche se per il mio sostentamento svolgo dei lavori, anzi svariati lavori, per me la vita è arte e su di essa intervengo, se non propriamente come artista, visto che quasi certamente non ne ho la stoffa, quanto meno come umile artigiano. Facitore, se non proprio creatore di me medesimo, mi dedico quotidianamente, almeno in parte, a ciò che mi piace, lo coltivo come un fiore e da questo coacervo di emozioni positive traggo linfa vitale.
Non so se la vita sia sogno, ma per me è certamente creazione, creazione continua. Io scrivo, in prevalenza, e le mie parole disegnano me, come sono e vorrei essere; rappresentano gli altri, come io li percepisco; sono piccole bottiglie di naufrago che io lancio nell'universo, nella sempiterna speranza che qualcuno, su qualche spiaggia - vicina o remato - le raccolga e sia quindi possibile avviare un dialogo, intenso, profondo, olistico, vero.
Ho cumulato, seguendo tale stile di vita, atroci delusioni, ma anche profonde soddisfazioni, e non lo cambierei per nessuna cosa al mondo. Ho avuto incontri, conosciuto persone, intrattenuto relazioni: tutti mi hanno dato o anche tolto qualcosa, ma di nulla sono pentito. Ho sperimentato, ho sofferto, ho gioito, ho vissuto. Ho creato me e la mia vita. Qualcuno l'ha capito, molti altri no, ma è un risultato che davo scontato fin dall'inizio, credo. Costantemente alla ricerca del Sublime, come sono, non potevo pensare e tanto meno sperare che tutti lo amassero quanto lo amo io. Ma sono diventato ciò che volevo essere, e questo mi conforta. E, tra i tanti che mi hanno deluso, disprezzato, deriso, qualcuno mi ha pure compreso, e quella è forse la fortuna più grande.
Piero Visani
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