Non c'è nulla che mi tenga più compagnia della pioggia. Molti trasecoleranno nel leggere questa affermazione, ma per me è così, fin da bambino. Mi sono sempre sentito solo, più solo, nelle giornate di sole. La pioggia invece mi avvolge, è una compagna accogliente, calda e confortevole, che mi si tuffa addosso, mi abbraccia, mi stringe, mi sorride, mi bagna con quel suo tripudio d'acqua e forse ha su di me un effetto lustrale, purificatore.
I colori delle cose si trasfigurano, tutto tende a impallidire, a imbigirsi, ma quel trionfo di grigi per me è vita, forse perché sono gli stessi colori che abitano nel mio animo e la consonanza cromatica che si crea mi riempie di intima soddisfazione, mi fa sentire parte di qualcosa.
Anche i suoni si modificano, poiché si crea un rumore di fondo simile a uno sciabordio, specie se la pioggia che cade è tanta, e quel sottofondo mi è chiaro, perché attutisce il resto, smorza molti altri suoni, specie quelli meno gradevoli.
La pioggia e io siamo amici da decenni. Amici intimi, se posso dire così. Lei conosce molti miei segreti, io amo lei. Un amore non corrisposto, credo, visto che spesso si fa attendere parecchio, prima di venirmi a trovare, ma a me è capitato spesso di amare unilateralmente e dunque amo la pioggia senza chiedermi perché, come ho fatto in tante altre circostanze.
La bellezza vera della pioggia è che è intima: induce alla riflessione, al ripiegamento su se stessi, inquisitivo, speculativo. Anche se esci, e io adoro camminare sotto la pioggia, anche per ore, sei indotto a riflettere, ad analizzare, a speculare, a vivisezionarti. Le cose, mentre lo fai, ti appaiono più belle, meno aride, più umide, mentre i cromatismi mutano, diventano come seppiature sparse a profusione su luoghi e persone generalmente diverse, e le trasfigurano, a mio giudizio in meglio.
Torino - dove risiedo - è molto bella, sotto la pioggia, poiché quest'ultima accentua la sua natura fuori dal tempo, specie nel centro storico. Ricordo una sera di una quindicina di anni fa, intorno alle 19, sempre in novembre. Per ragioni che ignoro la città, in alcune vie laterali del centro si era come svuotata e io le percorrevo a piedi, sotto la pioggia. Mi pioveva sull'anima, quell'acqua, nonostante impermeabile e ombrello, e ne apprezzavo la capacità di lustrarmela, mentre respiravo un'atmosfera assolutamente senza tempo. Non passavano auto e neppure esseri umani. Il silenzio era irreale. La bellezza totale, assoluta. Solo, fuori dal tempo, avrei potuto essere in qualsiasi tempo, autentico time traveller quale sempre ho ambito essere. Una delle sensazioni più forti della mia vita, in termini di mio rapporto con l'ambiente.
Mi sono sentito in compagnia di qualcosa, di qualcuno, anche se ero solo. La pioggia, accogliendomi in sé, aveva fatto il miracolo... Forse è per questo che la amo tanto: perché mi accoglie, non mi respinge.
Piero Visani
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