Ascoltando i commenti giornalistici sugli attuali alti e bassi dei mercati, ci si rischia di convincere una volta di più che i mercati stessi abbiano un'anima ("i mercati sorridono", "positiva risposta dei mercati", "cosa diranno i mercati?").
Delle vite degli esseri umani, ai mercati pare importare assolutamente nulla, e cosippure non importa alcunché ai giornalisti, le cui sempre più fragili esistenze professionali sono nelle mani di quanti controllano e indirizzano i mercati stessi.
Questa trasformazione dei "mercati" da esseri inanimati a esseri provvisti di un'anima (si fa per dire, ovviamente...) è un'evoluzione inquietante, che testimonia una volta di più come il capitalismo leghi il concetto di libertà alla disponibilità di denaro, possibilmente molto cospicua, e agli andamenti di tale disponibilità.
Mi piacerebbe, un giorno, conoscere personalmente "i mercati". Non vorrei che, nel farlo, mi toccasse riconoscere tratti etnico-somatici ben precisi e quel senso di umanità che ha ridotto la Grecia a un Paese da Quarto Mondo. Per il suo bene, ovviamente, perché viveva al di sopra delle sue possibilità. Un po' come i mercati, che vivono in un delirio di onnipotenza e in una concezione iconica del denaro che fa inesorabilmente montare nel cuore un forte desiderio di iconoclastia.
Ma siamo liberi, siamo liberi: decidono tutto i mercati...
Piero Visani