Trovo singolare la ventata di ostilità che "da destra" si è levata contro papa Francesco per le questioni relative all'immigrazione e all'accoglienza. Se le riserve sono sull'atteggiamento concreto della Chiesa, le posso capire, ma mi paiono fantastici certi abbinamenti fatti con Che Guevara o con altri personaggi.
Il tratto più peculiare dell'attuale pontificato è una riscoperta e al tempo stesso una marcata valorizzazione del cristianesimo delle origini, il quale era ed è tuttora un'ideologia (non uso mai la parola religione in riferimento al cristianesimo) fortissimamente egalitaria e - come ebbe a scrivere Friedrich Nietzsche - basata sull'"inversione dei valori".
E' ovvio che in molti non saranno d'accordo con me, e non intendo certo fare polemiche, ma il cristianesimo delle origini (dunque la componente filologicamente ed ideologicamente più pura) è quello e il suo ruolo nella totale eversione del mondo della classicità greca (soprattutto) e romana (in misura minore) è ben noto.
Vedere in papa Francesco qualcosa "di strano", quando in realtà egli a me pare molto attento alle radici della sua ideologia, lo ritengo un fattore di inutile confusione e di totale fraintendimento.
La mia conclusione è dunque molto semplice: più che chiedere a un Papa coerente e rigoroso di cambiare, un certo mondo farebbe bene (forse addirittura molto bene...) a interrogarsi sul ruolo storico e ideologico del cristianesimo, dunque sulla possibilità - a mio giudizio ovviamente una chimera... - che ne possa esistere uno "buono" e uno "cattivo". Ma so di chiedere molto, troppo.
Per cortesia, non stiamo ad aprire inutili polemiche. Io rispetto tutti i punti di vista e mi limito ad esprimere le mie personali perplessità su una questione fondamentale. La reciprocità è altamente gradita, e non sono disponibile a conversioni...
Piero Visani