venerdì 7 agosto 2015

L'anomalia italiana


      Come direttore di una piccola società specializzata in ricerche bibliografiche e documentarie, sia per aziende, sia per professionisti e autori, faccio condurre dai miei collaboratori ricerche di tutti i tipi in varie biblioteche del mondo, per soddisfare le esigenze dei committenti. E, dal momento che siamo aperti in agosto, continuiamo a lavorare.
       La quasi totalità delle strutture straniere cui ci rivolgiamo è aperta, con tutti i servizi funzionanti. Il fatto che sia agosto non pare turbare nessuno, visto che il calendario ha 12 mesi (non 11 o addirittura 10,5, considerato dicembre...). Il personale - che ha giustamente diritto a fare le vacanze - mi immagino che comprensibilmente ruoti sulla base di una normale turnazione.
       Le biblioteche italiane, per contro, sono pressoché tutte chiuse fino a fine mese e, se per caso risponde qualcuno o al telefono o a una mail, è praticamente come se gli stesse telefonando E.T.
      Un vecchio slogan recitava "Italians do it better". D'accordo, il problema è sapere cosa...
       Mentre tutto il mondo sta accelerando, perché la velocità è l'essenza della modernità (comunque la si giudichi), noi qui rallentiamo, perché non ci basta scivolare indietro anno dopo anno, vogliamo proprio affondare in via definitiva. E la "bella" società novecentesca, con i suoi tre mesi di villeggiatura, le "smanie" per la medesima e la fancazzite di massa che ne deriva, appare a tutti non un miraggio irraggiungibile, ma un obiettivo da vivere nel quotidiano. Si va a fondo giorno dopo giorno, ma si preferisce "chiudere": non le falle, però. Quelle mai...! Solo i battenti...
Come aveva ben compreso Tomasi di Lampedusa, si deve far finta di cambiare tutto, affinché nulla cambi. Ma a me pare che non si faccia nemmeno lo sforzo di salvare la forma: "Tutti al mare, tutti al mare, a mostrar le chiappe chiare"!
Questo è l'unico viatico di felicità, per noi.

                                   Piero Visani