domenica 4 giugno 2017

Parole


      Scrivendo un romanzo per buona parte di questo pomeriggio, la sensazione migliore mi deriva dal fatto che parole dette a voce migliaia di volte, sempre invano, prendono una loro forma definitiva e vanno a comporre una storia che può piacermi o meno, ma che è fortunatamente deprivata di quel senso di inutilità che ha percorso certe mie realtà.
      Non potendo spesso essere UTILE, ho finito ovviamente per risultare INUTILE, con tutte le conseguenze del caso (non c'è nulla di peggio che risultare INUTILE, nel mondo contemporaneo). Questo mi è chiarissimo e me ne sono fatta una ragione, da tempo. Ora sto percorrendo una strada esattamente inversa. Uso la mia evidente INUTILITA' per costruire storie che abbiano un senso per me e che mi conferiscano, se non UTILITA', certo CURIOSITA' per il futuro.
       Un'evidente scrittura strumentale, ma essenzialmente per me stesso. Ora preferisco vivere una fase di autoreferenzialità, da cui - se del caso - uscirò quando sarò io a deciderlo.
       Molti pensano che questo mi procuri sofferenza. No, io sono un misantropo e non mi aspetto nulla da alcuno. Mi limito a constatare l'abiezione dei "buoni". Li guardo, sorrido, so che la vita è fatta a fasi.

                      Piero Visani




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