lunedì 5 dicembre 2016

Il vero dramma


       Premesso che, nel caso di specie, il commento sul soggetto perdente può essere - nella più benevola delle ipotesi - quello manzoniano sulla fine di Donna Prassede, e premesso altresì che la cosa più bella della consultazione è aver mandato a quel Paese (uso un linguaggio volutamente elegante) tutta l'"eletta schiera" che aveva appoggiato l'ennesimo "colpo di Stato della borghesia" (sì, ho letto anche la celebre opera di Umberto Levra, non so se mi basterà per avere diritto di voto in futuro, ma come cultura personale non sono messo malissimo; sono messo decisamente peggio come reddito...), resta il fatto che fa decisamente terrore vedere un'orgia di "révenants" i quali, dopo aver distrutto l'Italia più e più volte, si apprestano a tentare ancora un giro, caso mai non avessero ancora fatto abbastanza danno.
       Quanto al nuovo che avanza, è un simpatico movimento di untorelli che non sono né di destra né di sinistra (e questo non sarebbe certo un male) semplicemente perché NON SANNO DOVE SONO E COSA FANNO, a parte essere eterodiretti al fine di impedire che la tragedia italiana possa prendere l'unica direzione che davvero le servirebbe: il cambiamento più totale e, inevitabilmente (non amo dire cose confortevoli...), anche il più tragico.
       Si annunciano quindi nuovi pateracchi, governicchi da aumento della spesa pubblica e - inevitabilmente - del carico fiscale. Insomma la solita tragedia. Come ebbe a dire il Duca di Wellington, subito dopo Waterloo, "dopo una battaglia persa, non c'è niente di peggio di una battaglia vinta". Il perché è chiaro: per essere vinta davvero, dovrebbe fare le giuste vittime (ovviamente metaforiche), non limitarsi a resuscitare i defunti...

                            Piero Visani