Nell'ultimo numero della rivista "Limes" (l'11/2016), comprensibilmente dedicato a "L'agenda di Trump", il direttore di questa ottima rivista di geopolitica, Lucio Caracciolo, nell'editoriale che introduce il numero stesso scrive: "Nelle liberaldemocrazie l'umore antiglobalista è per ora canalizzato nelle piazze e nelle urne, ma sarebbe avventato escludere che si traduca presto in violenza diffusa [l'evidenziatura è nostra]".
Ora, tutto si può pensare del professor Lucio Caracciolo, meno che sia un pericoloso estremista, tanto più che dirige una rivista pubblicata dal Gruppo Editoriale L'Espresso, dunque una pubblicazione assolutamente mainstream. Tuttavia, le disuguaglianze che sono state create a livello economico-sociale nel mondo occidentale e la "diffusione di dolore" che è stata provocata con sadico cinismo a carico tanto dei ceti medi quanto di quelli popolari, sono talmente forti da rendere possibile, anche da parte di chi non guarda ad una tale tale prospettiva come un evento non solo atteso, ma altamente auspicato, un'ipotesi cui molti si pongono davanti con una via di mezzo tra scherno e fastidio, senza vedere che sta lievitando giorno dopo giorno, minuto dopo minuto.
L'assurda domanda che si è posto Matteo Renzi non appena sconfitto al referendum di domenica scorsa ("ma davvero mi odiano così tanto?"), è sintomatica del fatto che, se vivi nei palazzi dei beati possidentes, non riesci nemmeno più ad accorgerti di ciò che sarebbe evidente anche a un cieco.
L'odio c'è. Lievita sereno. Perduta ogni speranza; perduta ogni possibilità di vedere migliorate le proprie condizioni di vita e ancor meno quelle dei propri figli, molti europei stanno incamerando sensazioni di insofferenza talmente forte che presto potrebbe anche esplodere,
Non tenerne conto, a livello politico, sarebbe un errore madornale. Continuare a gettare acqua sul fuoco, come fanno certi movimenti fintamente rivoluzionari e fortemente eterodiretti, invece che gettarvi litri e litri di benzina, è un errore che potrebbe perderli. E' vero che è ancora molto presto e che il processo di maturazione del collasso europeo non è ancora compiuto integralmente, ma i treni - nella Storia come nella vita - passano una volta, non due.
Su questo sfondo, cruciale resta il ruolo dei migranti, i quali, esattamente come i ceti europei ormai schiavizzati (media e piccola borghesia, proletariato e sottoproletariato), hanno davvero poco da perdere, se non le loro catene. E' in corso una sempre più evidente lotta di classe e su un'intera area politica - come sempre, più di sempre - incombe la tentazione, sovente irresistibile, di concludere la propria storia nel repellentissimo ruolo di "guardia bianca". Il che è esattamente il contrario di ciò che servirebbe. In ogni caso - e questo credo sia chiaro a qualsiasi europeo che non abbia ancora portato il cervello all'ammasso - tutto quel poco o nulla che ci riserva il futuro nell'Eurolager "lo scopriremo solo morendo". Splendida prospettiva: i domani che cantano (sì, ma le orazioni funebri...).
Piero Visani
L'assurda domanda che si è posto Matteo Renzi non appena sconfitto al referendum di domenica scorsa ("ma davvero mi odiano così tanto?"), è sintomatica del fatto che, se vivi nei palazzi dei beati possidentes, non riesci nemmeno più ad accorgerti di ciò che sarebbe evidente anche a un cieco.
L'odio c'è. Lievita sereno. Perduta ogni speranza; perduta ogni possibilità di vedere migliorate le proprie condizioni di vita e ancor meno quelle dei propri figli, molti europei stanno incamerando sensazioni di insofferenza talmente forte che presto potrebbe anche esplodere,
Non tenerne conto, a livello politico, sarebbe un errore madornale. Continuare a gettare acqua sul fuoco, come fanno certi movimenti fintamente rivoluzionari e fortemente eterodiretti, invece che gettarvi litri e litri di benzina, è un errore che potrebbe perderli. E' vero che è ancora molto presto e che il processo di maturazione del collasso europeo non è ancora compiuto integralmente, ma i treni - nella Storia come nella vita - passano una volta, non due.
Su questo sfondo, cruciale resta il ruolo dei migranti, i quali, esattamente come i ceti europei ormai schiavizzati (media e piccola borghesia, proletariato e sottoproletariato), hanno davvero poco da perdere, se non le loro catene. E' in corso una sempre più evidente lotta di classe e su un'intera area politica - come sempre, più di sempre - incombe la tentazione, sovente irresistibile, di concludere la propria storia nel repellentissimo ruolo di "guardia bianca". Il che è esattamente il contrario di ciò che servirebbe. In ogni caso - e questo credo sia chiaro a qualsiasi europeo che non abbia ancora portato il cervello all'ammasso - tutto quel poco o nulla che ci riserva il futuro nell'Eurolager "lo scopriremo solo morendo". Splendida prospettiva: i domani che cantano (sì, ma le orazioni funebri...).
Piero Visani
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