La mia amicizia con Salvatore Santangelo risale a parecchi anni fa, quando entrambi, a scadenze alterne, curavamo due rubriche di problematiche storico-militari, strategiche e geopolitiche sulle pagine del Secolo d'Italia. Tale amicizia si rinsaldò quando Salvatore mi chiese di scrivere la prefazione del suo libro Le lance spezzate (Nuove Idee, Roma 2007), prefazione alla quale sono molto legato perché la considero uno dei momenti più convincenti (almeno per me, ovvio...) della mia formulazione di pensiero in materia militare.
Ci conoscemmo di persona solo dopo, nel 2008 (se ricordo bene), e scoprimmo pure di avere altre affinità, come "un terribile amore per..." i wargames, al punto che io fui stupito che ci fosse chi potesse amarli più di me e anche saperne più di me in materia. Negli anni successivi, la mia vita ha preso un solido e deciso andamento verso il basso, ma qualche mia vicissitudine non ha minimamente incrinato la nostra amicizia, che ormai è solida e consolidata.
E' con grande gioia, dunque, che mi accingo a recensire l'ultimo prodotto della fertile penna di Santangelo, vale a dire Gerussia. L'orizzonte infranto della geopolitica europea (Castelvecchi, Roma 2016, 192 pp., 18,50 Euro), un saggio nel quale egli analizza in profondità le relazioni tra la Germania e la Russia, vale a dire tra le due potenze più importanti della Vecchia Europa, le quali - nel corso del tempo - hanno avuto un rapporto difficile e controverso, che è passato dalle fasi di distensione a quelle di conflitto portato agli estremi (come nel 1941-45), ma che di fatto non hanno mai smarrito del tutto il sottile legame che le ha unite nel corso del tempo e che, oggi più che mai, ancora le unisce, facendone il potenziale asse portante di una ricostituita (e solidissima) struttura euroasiatica.
Di questa realtà, l'Autore esamina in profondità le dinamiche, avvalendosi di un imponente apparato bibliografico, al quale fa continuamente e giustamente riferimento, per corroborare le sue tesi con il sostegno delle migliore produzione scientifica sul tema.
Il libro si divide in cinque capitoli, di cui i primi due sono dedicati a una valutazione del ruolo della Germania, in particolare di quella uscita distrutta e divisa dalle rovine del secondo conflitto mondiale e poi approdata ad una in fondo insperata riunificazione a seguito del crollo del comunismo sovietico e dell'URSS. Il terzo capitolo consiste invece in un'attenta analisi dell'evoluzione della Federazione Russa dopo la fine del comunismo e delle modalità con cui essa, dopo un periodo di tensioni interne e di smarrimento, abbia saputo trovare una propria nuova identità e un proprio nuovo ruolo sotto la guida energica e astuta di Vladimir Putin, l'uomo che sta cercando con impegno diuturno di riportare il suo Paese all'antico splendore, per farne nuovamente un protagonista della politica mondiale.
Santangelo disegna con maestria le tappe di un'evoluzione che ha mutato nel profondo la natura della Russia, trasformandola nel giro di due soli decenni da una sorta di bersaglio privilegiato dell'egemonismo di marca statunitense a una potenza militarmente forte, rispettata e sempre più in grado - grazie soprattutto all'autonomo sviluppo di una propria cultura di potere - a svolgere sulla scena globale un ruolo che non è solo meramente politico-strategico, ma anche culturale, visto che essa sta pian piano riportando all'onor del mondo valori e tradizioni che l'Occidente di cultura americana ha sempre più cercato di rigettare.
A fondamento del ritorno della Russia a protagonista di un mondo multipolare non vi è soltanto la ristrutturazione della sua classe dirigente e l'articolazione della medesima intorno a una visione ostile al liberismo e all'economia di mercato, ma anche una componente geopolitica e geoeconomica fondamentale come quella rappresentata dalle sue enormi ricchezze energetiche (petrolio e gas naturale), oggetto del capitolo quarto.
Su questo sfondo, la storia d'Europa conserva ovviamente un notevole peso, anche solo per il carico di ricordi poco piacevoli che essa evoca (ne tratta il capitolo quinto), ma non c'è dubbio che un notevole coacervo di interessi spinge oggi la Germania e la Russia ad un incontro che potrebbe benissimo non essere un abbraccio mortale per entrambi, ma risultare tale semmai per gli Stati Uniti e la loro rigida visione imperiale, fondata sul controllo dei mari e delle grandi linee commerciali internazionali, e comprensibilmente ostile al formarsi di una solida massa euroasiatica di cui Germania e Russia risulterebbero le inevitabili protagoniste.
E' ancora presto per dire quali saranno gli sviluppi futuri di queste linee evolutive. Quel che è certo è che la presidenza Trump pare volersi inaugurare con una condivisibile attenzione a non ricercare uno scontro frontale con la Russia, ma ad aprire forme di dialogo che possano garantire gli USA da una potenziale convergenza tra Berlino e Mosca, che per loro potrebbe risultare certamente esiziale.
Lungo queste direttrici, Santangelo si muove con competenza e maestria, riuscendo da un lato a non rimanere intrappolato all'interno di una visione scopertamente ideologica ma, dall'altro, a non restare prigioniero di quell'ortodossia occidentalocentrica che, in un Paese a sovranità limitata come il nostro, è una garanzia di commesse e carriere (meno di scientificità...). Da studioso serio, l'Autore antepone il suo amore per l'indagine scientifica alla declinazione di stracche e banali "verità rivelate", e questo accresce ulteriormente il valore già elevato del suo saggio, che - e la considerazione certo non guasta - è anche di piacevole lettura pure per i non specialisti.
Piero Visani
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