sabato 3 dicembre 2016

Sono [casi] della vita


       Se uno, per mera cooptazione, ha avuto la fortuna e il privilegio - come chi scrive - di trascorrere poco meno di due anni della sua vita professionale nelle vicinanze di uno dei colli di Roma, forse il più importante, ha avuto innegabilmente modo di vedere e anche sentire, da fonti autorevoli, "cose che voi umani etc. etc.".
       Da un'esperienza del genere, fatta a quarant'anni appena compiuti, si esce di norma un po' cambiati e - soprattutto - molto più acculturati. Ad esempio, da allora ho smesso di sorprendermi di sentire chiamati "giustizialisti" quei "soliti quattro gatti" che, in questo disgraziatissimo Paese, continuano ad avere una certa idea della giustizia. Allo stesso modo, non si sorprende affatto di vedere fare carriere politiche fulminanti a soggetti e/o famiglie a proposito delle quali ha sentito di tutto o di più, da fonti che tutti, ma proprio tutti, considererebbero autorevolissime.
       Quando raccontavo a mio padre le cose udite su quel colle romano, lui non voleva crederci, benché avesse sicuramente stima in me. Diceva che era impossibile. Lo dice ancora oggi la maggioranza degli italiani, in riferimento a situazioni diverse ma dannatamente uguali. Sarebbe spiacevole rompere il loro radicato universo di "certezze". Ergo non mi resta che fare loro i miei migliori auguri, e andare a rivedermi qualche puntata de "I Sopranos". A me piacciono molto le serie televisive sulla criminalità organizzata, perché sorrido su come gli sceneggiatori si arrampichino sugli specchi per stravolgere la realtà, inventandosi di sana pianta situazioni prive di qualsiasi riscontro concreto... Per fortuna, però, dopo una cinquantina di minuti la puntata seriale si conclude e riesco anch'io a rientrare soddisfatto e tranquillizzato nella nostra solida realtà democratica...

                           Piero Visani