Eccolo! E' venuto il suo momento, quello che aspettava da tempo! Si avanza - serioso (non serio, che è cosa molto diversa...) e impettito - il "Partito della Nazione", la forza politica che è un ossimoro fin dal nome e che ora si mette insieme per salvare il Paese (quello che ha contribuito per decenni a distruggere fino alle fondamenta) dalle convergenti minacce del "populismo" e del "grillismo".
Tutta gente stimabile, con titoli di vario genere, solidi patrimoni (non a caso Marx scriveva che alla base dell'accumulazione primitiva c'è il furto), animata da un solo desiderio: creare una "Union sacrée" per salvare la Patria in pericolo prima che sia troppo tardi.
Un partito che unisce, un caso evidente di contraddizione terminologica (ma non stiamo qui a badare a certe sottigliezze...), che però servirà a salvare l'Italia dalle minacce dell'instabilità, dell'ingovernabilità e soprattutto dell'incompetenza. Perché - come voi lettori ben sapete - il problema principale dell'Italia attuale è l'incompetenza: tra ponti che crollano appena costruiti, vistosi esempi di malasanità, banchieri che non custodiscono i denari loro affidati ma li rubano e politici incapaci di fare altro che assegnarsi pensioni e vitalizi, è evidente che il più urgente problema nazionale è l'incompetenza dei populisti che si candidano a governare il Paese.
Come analisi, non è del tutto errata, pur se parecchio autoassolutoria. Nessuno dei "grillini", tanto per fare un nome, è ancora riuscito a distruggere le aree affidategli con la stessa partecipazione predatoria dei nuovi adepti del "partito della Nazione", ma tant'è, non possiamo chiedere troppo e poi gli ottimati sono ottimati, specie quando si autodefiniscono tali. Come dubitarne?
La logica che anima la sempre più "eletta schiera" di membri (testuale...) del "Partito della Nazione" è quella che animò gli americani al tempo della guerra del Vietnam, non a carico dei vietcong o dei vietnamiti del Nord; no, proprio a carico di quelli del Sud, in teoria potenzialmente alleati, in realtà semplici schiavi: "We have to destroy you in order to save you", vale a dire "dobbiamo distruggervi, cari sudvietnamiti, per salvarvi", all'epoca dal comunismo e ora ovviamente dal populismo. Così, quando in qualche sperduto villaggio del Sud Vietnam si manifestava qualche sparuto vietcong, ecco che era tutto un crescendo di violenze a carico della popolazione civile: case distrutte, piccole attività massacrate, gente uccisa, terre defoliate e inquinate, in modo che non potesse essere più praticata la principale attività locale, l'agricoltura.
La stessa logica sta animando i "salvatori" nella "civile" Europa occidentale e centrale: i metodi sono leggermente diversi, per evitare problemi di immagine, ma la logica è sempre la stessa: "Dobbiamo distruggervi per salvarvi dal populismo". E dunque sempre più tasse, sempre meno lavoro, sempre più "rigore" (ovviamente solo a carico dei poveracci, perché per gli ottimati solo pensioni d'oro e vitalizi). E se i sudditi non sono d'accordo, vai con la repressione, tanto è "per la democrazia e il bene comune".
Dopo il catastrofico esito, per Renzi, della consultazione referendaria, ora l'ipotesi del "partito della Nazione" per salvare il Paese dal "populismo grillino", incompetente e potenzialmente giacobino, si fa sempre più forte. Gente che ha distrutto l'Italia dalle fondamenta, si candida per salvarla, dando prova - come minimo - di un formidabile senso dello humour. Ingenuoni che daranno loro credito ne troveranno a milioni, per cui dovremo sorbirci anche questa non propriamente divertente esperienza, al termine della quale ci attenderà il disastro più totale. Quello resterà totalmente e integralmente a noi, che ci siamo già pienamente dentro. Per loro, dotte disquisizioni per chiedersi, senza alcun senso di colpa, peraltro, "dove avranno sbagliato".
Si apre quindi una fase interessante, quella del "Partito della Nazione", ovvero dell'ossimoro in salsa vietnamita, in cui a noi toccherà la poco invidiabile sorte di essere plasmati e piegati agli altrui voleri con un simil-"Agente Arancio", il mitico defoliante che ha reso incoltivabili per decenni molte terre vietnamite. E sarà un bel problema perché, deprivati di ogni possibilità di lavoro e di qualsiasi capitale - avocato a sé dalle banche e dagli interessi finanziari che stanno dietro al "Partito della Nazione" - a parte l'emigrazione (fin che sarà consentita...), solo la coltivazione della terra ci sarà permessa per tentare almeno di sopravvivere in una desolante quotidianità.
Così, mentre i "buoni", nella loro infinita bontà, si preparano allo strangolamento finale di tutto un popolo, a noi non resta che dire "Viva Ho Chi Minh!" e ricordarci che ne usciremo solo con qualche soluzione analoga. Perché - inutile farsi illusioni, da qualunque parte si veda la cosa - non finirà bene.
Piero Visani