lunedì 5 giugno 2017

Lions or Lambs?

       Non si può capire la Juventus, e le sue non poche disavventure a livello calcistico europeo, se non si guarda alla famiglia che storicamente la esprime (gli Agnelli) e la città che da sempre ad essa ubbidisce gerarchicamente.
      Torino è una città spesso molto in anticipo sui tempi e questo è verissimo, nel senso che la borghesia cittadina si è allineata alla Sinistra più propensa all'imborghesimento (Pci compreso) fin dalla seconda metà degli anni Settanta e vi ha realizzato un'alleanza solidissima, dove quelli che parevano (e si presentavano...) come antagonisti erano in realtà dei perfetti sodali. Per non parlare del fatto - francamente risibile e sempre sfuggito al Centrodestra dei coglioni (se mi si passa la tautologia...) - che una città strutturata in forma così rigidamente verticistica, piramidale e impenetrabile, dove si entra solo per cooptazione, avrebbe dovuto suscitare la più gigantesca ilarità nell'opinione pubblica e il suo presentarsi come di "Sinistra illuminata" avrebbe dovuto indurre con forza a riabilitare come innovatori l'aristocrazia "codina" e i révénants di Vittorio Emanuele I al loro ritorno nella capitale sabauda nel 1814, a parentesi napoleonica conclusa.
       Tipico di questa classe "dirigente" è un feroce e formidabile razzismo (un razzismo "de sinistra", ça va sans dire), per il quale, se non sei torinese, nato in città o comunque cooptato come tale, non sei nessuno. Non viene MAI misurata l'abilità di chiunque, ma solo la "torinesità" e/o la disponibilità a farsi cooptare dall'oligarchia cittadina.
      Come tutti i sistemi chiusi, anzi chiusissimi, la società torinese è una brillantissima produttrice di teste di cavolo e di yesmen, che si trovano fra loro e cantano reciprocamente le lodi della loro "sapienza". Nel frattempo, ovviamente, il mondo va avanti, si apre a nuove dinamiche, si apre all'esterno, ma a Torino no. Nel capoluogo sabaudo lo si scrive sul quotidiano locale, "La Stampa", che ci si sta aprendo al mondo, ma nessuno vuole aprirsi davvero a niente, tutti vogliono che si mantenga l'alleanza solidissima di cui sopra e la struttura piramidale che ha generato e mantenuto in vita per decenni. Così succede spesso che, proprio a causa di quelle nuove dinamiche, la città perda qualche pezzo di ciò che possedeva e scivoli indietro in varie classifiche, ma è sempre colpa degli altri, degli altri che l'hanno scippata della sua roba e delle sue virtù.
       Sotto questo profilo, la Juventus è - da sempre - uno dei più brillanti e al tempo stesso più noti esempi della più diffusa filosofia cittadina: far le nozze con i fichi secchi, dimostrare al mondo che si può risparmiare o comunque spendere meno su tutto e, in tal modo, essere molto più FURBI degli altri, perché la furbizia in campo economico (leggasi marcata propensione all'avarizia) è una delle ossessioni locali.
       Poco importa che qui, con il passare del tempo, si sia chiuso un po' tutto; se uno è convinto di appartenere a un Herrenvolk non saranno certo i fatti a convincerlo che è vero esattamente il contrario...
      Sul "Corriere della Sera" di oggi, un ex-giocatore della Juventus come Sergio Brio, uno che conosce molto bene l'ambiente, fa una notazione che sicuramente non piacerà alla dirigenza bianconera: "Higuain, Khedira, Mandzukic, Dani Alves sono scarti di altre grandi squadre e non sono top player", ma - questo lui non lo dice, ma lo aggiungo io - hanno un unico grande pregio, molto caro a una famiglia nota per dispensare cene di prodigalità tale da indurre gli invitati a cercare di completarle nella pizzeria più vicina alla dimora avita di Villa Frescot: mediamente costano molto meno... (con la sola eccezione di Higuain).
      Ecco, l'idea di poter stare alla pari in Europa con gente che i denari li gestisce in maniera ben diversa, facendoli circolare e muovere, e non riempie forzieri, ma fa cose concrete, è qualcosa di estremamente gradito all'anima della borghesia torinese e delle sue famiglie più illustri, che del capitalismo conoscono ed amano ciò che fa comodo loro, così come della democrazia. Dunque non scambiamo "agnelli" per leoni e ricordiamoci che, se una maledizione c'è, essa è solo quella che colpisce tutte le forme di macroscopica grettezza, comunque e dovunque si manifestino.

                            Piero Visani



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