Tra la fine degli anni Sessanta e la metà dei Novanta, l'Irlanda del Nord venne sconvolta da fenomeni di guerriglia, violenza urbana e terrorismo che fecero migliaia di morti e che sono passati alla storia con la denominazione di Troubles ("Disordini"). A fronte della legittima ricerca, da parte della popolazione nord-irlandese, dell'indipendenza nazionale e della riunificazione con la Repubblica d'Irlanda, pur se talvolta condotta dall'IRA (l'Esercito Repubblicano Irlandese) con metodi molto radicali, la reazione del governo britannico fu estremamente dura. Un'intera comunità - quella cattolica dell'Ulster - venne posta sotto controllo e soggetta a leggi repressive, mentre le forze di sicurezza di Londra ingaggiarono con l'IRA una guerra senza esclusione di colpi, che arrivò fino alla costituzione di famigerate "squadre della morte" (composte da membri della più celebre forza speciale britannica, il SAS, Special Air Service), incaricate della soppressione preventiva e senza processo di presunti terroristi dell'IRA.
Questo conflitto si è poi esaurito grazie al miglioramento delle condizioni economiche dell'Ulster, a quello - molto superiore - dell'economia dell'Eire e ai milioni di sterline profusi con successo dal governo britannico nell'"ammorbidimento" di molti leader indipendentisti.
Quello che sorprende, oggi, è l'inquietante parallelismo che è possibile tracciare tra una lotta condotta senza esclusione di colpi contro il "terrorismo" nordirlandese e il palese insieme di omissioni che ha finora caratterizzato la lotta contro quello islamico. Il quadro informativo - a prima vista - appare piuttosto ben strutturato e i servizi di intelligence paiono operare con professionalità, ma cosa ne discende, sul piano pratico? Poco o nulla. Di molti soggetti che si sono resi responsabili di atti di terrorismo più o meno gravi si sapeva che fossero vicini al radicalismo islamico, si sapeva altresì molto dei loro spostamenti, ma dopo un certo periodo non li si seguiva e non li si è seguiti più, per cui hanno potuto colpire a loro piacimento.
Quali le ragioni di un comportamento così assurdamente omissivo? Ai tempi dei Troubles, un'intera comunità - quella cattolica nordirlandese - venne messa sotto controllo, penetrata da informatori di ogni genere e risma, infiltrata da "assassini di Stato" pronti ad ammazzare a comando in quanto dotati di una vera e propria "licenza di uccidere" da parte delle autorità di governo.
Nulla di tutto questo sta accadendo nella lotta contro il terrorismo islamico. Si dirà che la comunità musulmana, per ragioni etniche e religiose, è assai più difficile da penetrare, ma fare un'affermazione del genere in un Paese da decenni multietnico come il Regno Unito fa semplicemente sorridere: qualsiasi comunità, anche la più chiusa, può essere penetrata dalle forze di sicurezza e dai servizi di intelligence, basta volerlo. E qui si arriva al punto: per quale ragione la lotta condotta a suo tempo da Londra contro l'IRA appare infinitamente più dura e determinata di quella condotta oggi contro il terrorismo islamico? Quali le ragioni di tale diversità di accenti e di metodi? Certo la comunità islamica è molto più grande, molto più ricca, molto meno facilmente penetrabile di quella cattolica nordirlandese, ma senza dubbio una palese disparità resta ed è la seguente: di tutti i terroristi musulmani si sapeva tutto o quasi, ma contro nessuno di essi si era mai fatto niente. Come mai non è stata fatta entrare in azione nessuna "squadra della morte"? Troppo pericoloso? Troppo politicamente scorretto?
Non sto pronunciando giudizi politici, sto rilevando alcune evidenti discrasie sul piano tecnico alle quali mi piacerebbe trovare una risposta credibile. L'unica che riesco a rinvenire è che il "terrorismo" nordirlandese facesse più paura al governo britannico di quello islamico e mi chiedo se si tratti di una risposta insoddisfacente o altamente inquietante...
Piero Visani
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