Ho un amico francese che è direttore di un grande supermercato dell'area torinese. Vedendo il megaparcheggio del supermercato perennemente infestato da una "corte dei miracoli" di variegata provenienza (zingari, extracomunitari, etc.), con negative influenze sulla tranquillità e la sicurezza dei clienti, ha avuto la pessima idea - dopo tutto, è nato in uno Stato di diritto, lui - di rivolgersi alle forze dell'ordine per chiedere loro di "tenere sotto controllo" il parcheggio.
Aria infastidita, tono da "abbiamo cose molto più importanti da fare" (quali, di grazia?), perfino un garbato invito a lui - straniero - di "non farsi i caz..." degli italiani...
Il problema è che il mio amico è bretone, una qualità di francesi (ma a lui è meglio non dire che lo considero francese, perché si arrabbia di brutto) molto particolare: duri e tenaci. Così ha continuato a chiamare le forze dell'ordine e, a quel punto, viste le sue insistenze, è stato convocato lui (!) dalle medesime. Da queste ultime è stato "caldamente consigliato" a non "scassare ulteriormente la minch..." e, da un rappresentante delle stesse di livello superiore e di squisita cultura, a lasciare che i perturbatori di cui sopra "esercitassero liberamente il loro diritto alla sopravvivenza". Se proprio voleva ottenere qualcosa, che si prendesse un servizio di polizia privata a pagamento...
Mi ha raccontato il tutto con toni fra lo stranito e lo scandalizzato, e mi ha posto la domanda che gli italiani ahimé non si pongono: "ma voi siete cittadini o sudditi" (lui, che viene dal Paese della Rivoluzione Francese, la differenza ancora la ricorda...)?
Io gli ho risposto: "mio caro Cedric, noi siamo solo sudditi, direi da sempre, e lo Stato si ricorda di noi solo quando ci sono tasse, balzelli e corvées da imporre. Quando ci sono diritti di cittadinanza da esercitare, non sa chi caz... siamo (per rimanere nel linguaggio da caserma che, considerati gli interlocutori di cui sopra, rende meglio l'idea...)."
"Però, ti confesso che i tuoi sgarbati interlocutori mi hanno dato una splendida idea: quando qualcuno dei rappresentanti dello Stato mi romperà la minch... per uno dei milioni di motivi per cui sono soliti romperla, non avrò che da dire: sto esercitando il mio diritto di sopravvivenza". Se ce l'hanno coloro che, a differenza mia, non possono vantare né lo ius sanguinis né lo ius soli, io, che non voglio privarli del loro diritto alla sopravvivenza, chiederò, per semplice esigenza di uguaglianza di diritti e di doveri, di poterlo esercitare a mia volta. Per essere uguale, pari a loro, non superiore, che tale non mi sento né sono. Ma almeno cittadino di terza o quarta classe come loro, non di quinta, come paiono considerarmi, visto che a loro il diritto alla sopravvivenza almeno lo riconoscono, a me no, in quanto me lo devo conquistare tutti i giorni. Potete giurarci che lo farò. Come ho già avuto modo di scrivere in parecchie occasioni, ho una personale idiosincrasia per le prese per il c..., a tutti i livelli. Voi questa come la chiamereste?
Piero Visani
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