Non è mia abitudine dividere tempo libero e tempo di lavoro. Lavoro per passione, da sempre, ogni volta che posso. Il lavoro per me è sempre stato un mezzo, ma anche un fine. Il lavoro mi aiuta a vivere.
Dal momento che i miei rapporti con il prossimo sono sempre abbastanza complicati, il lavoro è lo scudo dietro il quale mi riparo: a riflettere, a isolarmi, ad estraniarmi.
In sé e per sé, del lavoro non mi importa molto, ma lo curo moltissimo perché dietro di esso nascondo la mia vita, le mie emozioni, i miei desideri, le mie passioni. Il lavoro, in una parola, è la mia via di fuga, di fuga dal mondo. Attraverso il lavoro mi guardo intorno, constato dolorosamente che non ho mai imparato il mestiere di vivere, decido che devo lavorare di più e, in quella maniera, riesco vieppiù a isolarmi.
Il lavoro è il mio anestetico, quello che mi aiuta a sopportare tutte le ferite che subisco quotidianamente e che ledono nel profondo la mia sensibilità.
Il lavoro mi consente di viaggiare e dunque di trascorrere lunghe ore al volante, in compagnia solo dei miei pensieri. Il lavoro mi fa conoscere persone nuove, tra le quali spero sempre di conoscere qualche persona interessante (il che capita raramente, ma capita). Il lavoro mi fa fare nuove esperienze e visitare posti a me sconosciuti.
Il lavoro - inutile negarlo o girarci intorno - è la mia droga, lo strumento che mi consente di dimenticare e di dimenticarmi, di fuggire dagli altri e soprattutto da me stesso.
In questo periodo, ho la fortuna di essere oberato di lavoro e mi ci sono immerso con palese compiacimento, per soddisfare in qualche modo la mia straordinaria voglia di vivere. Poiché a me sembra di essere immerso in un universo di morti, il lavoro per me è vita.
Il lavoro mi consente di trascorrere lunghe ore, diurne e notturne, alla mia scrivania, nel silenzio spesso totale del mio studio. Pregusto quella solitudine, poiché ho imparato a mie spese che la solitudine è assai meno dolorosa dei rapporti umani. La solitudine ti dà quel poco che ti promette. I rapporti umani sono tragicamente ingannevoli.
Non è un momento buono, per me. Ma il lavoro mi sostiene, mi dà energia, dà un senso alla mia vita. A ben guardare, il lavoro è una delle poche cose, o persone, che in vita mia non mi abbia mai deluso, non tanto per gli esiti che ha avuto, quanto per gli effetti curativi che ha esercitato su di me.
Io so che il lavoro mi capisce, e che io capisco lui, e cerco nel lavoro un riscatto per i miei tanti, troppi, disastri esistenziali. Il lavoro è un mio fedele amico, uno di quelli che non tradiscono, uno dei pochi su cui posso contare. Il lavoro mi aiuta a vivere e poco importa se il mio vivere assomiglia a un lungo morire. Questo è il mio destino e io sono solito guardare in faccia, nel profondo degli occhi, la mia sorte. So andare fino in fondo, io, e l'ho sempre fatto.
Piero Visani
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