Giornate difficili, con qualche problema di lavoro di troppo. E' sgradevole constatare come l'etica del lavoro si sia abbassata al punto per cui la maggior parte delle persone agisce, di fatto, semplicemente procedendo per colpi bassi. Abbiamo reagito bene, facendo fronte comune e dando prova di solidità, ma è brutto vivere in un mondo così terribilmente privo di valori.
Combatto, ma non posso negare che queste cose mi fanno male, nel profondo. Nel corso degli ultimi due anni ho perso ogni residua fiducia nei miei simili. Già ne avevo poca, ma mi è stata tolta del tutto. Ho assistito a comportamenti, personali e lavorativi, di cui non so darmi ragione, tanto mi sono parsi inauditi.
Mi interrogo di continuo sui miei rapporti con il mio prossimo. Vedo un mondo che non riconosco più, e questo sarebbe certamente un solido indizio di invecchiamento. Ma, al tempo stesso, è un mondo nel quale non mi sono mai riconosciuto, e dunque il mio disagio risale a molto indietro nel tempo.
Forse è per questo che, quando conosco persone che mi paiono diverse, fuori dai canoni, mi entusiasmo e cerco di sviluppare una relazione intensa e speciale con esse. Purtroppo, le delusioni arrivano anche da lì, e sono molto più difficili da digerire di altre. Così, vado avanti parlando a me stesso e scrivendo, non molto soddisfatto di quello che vedo e sento.
Cerco ogni volta di essere diverso, di distaccarmi dalla massa, e ogni volta mi ritrovo qui, nel mio studio, un po' più solo, un po' più incompreso, un po' più triste, un po' con sempre minore speranza. Tuttavia, mi hanno insegnato che la sconfitta non è una condizione fattuale, ma una condizione dello spirito. E io non mi sento vinto, nel mio animo, anzi mi sento vincitore. Sono stato duramente percosso, disprezzato, vilipeso, beffato. Ma sono qui, forte di alcune esperienze in più, non spezzato e tanto meno piegato. Coerente, addolorato, vulnerato, ma tuttora ben vivo e in marcia.
Anche oggi, fatto oggetto di un colpo basso assai grave sul piano lavorativo, mi sono preso la soddisfazione di reagire come i mercanti mai si attendono: rompendo il gioco che volevano si trasformasse in trappola.
Per me, avere a che fare con i mercanti è sempre fonte di infinite soddisfazioni, in quanto non cedo a uno solo dei loro continui ricatti, basati solo ed esclusivamente sull'interesse. Se solo studiassero i loro interlocutori, costoro dovrebbero sapere che io non condivido e tanto meno applico i loro schemi concettuali. Dunque con me ne servirebbero altri. Ma la forza dell'abitudine, il gusto per l'iterazione sono in loro talmente elevati che ogni identità viene conculcata, ogni interlocutore risulta indifferenziato.
Purtroppo per loro, io sono io e tale rimango anche di fronte a ricatti e nefandezze grandi e piccole. E reagisco e/o rompo. E quello che li sorprende non è il dolore che provano di fronte alle mie reazioni, ma la natura stessa delle medesime, le quali, non essendo basate sull'interesse, non sono state da loro precalcolate, in quanto fuoriescono dai loro schemi mentali. Un modello che si ripete ad infinito, in tutti i campi. Il motivo conduttore della mia vita, una vita difficile.
Piero Visani
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