Nella mia personale concezione del clima, una "giornata uggiosa" è quanto di meglio possa esistere: nuvole basse, che ti schiacciano verso terra e verso te stesso; pioggerellina lieve, che un po' bagna e un po' fa un effetto lustrale; tutto molto vago, come immagini negli occhi e nella mente di un miope; sguardo velato sul mondo, un po' per non vedere e un po' per non farsi vedere.
Risuona nelle mie orecchie la nota immagine mogol-battistiana:
Ma che colore ha una giornata uggiosa
ma che sapore ha una vita mal spesa
Il colore di una giornata uggiosa lo conosco bene, e mi piace. Il sapore di una vita mal spesa lo conosco anche meglio e, anche se non mi piace affatto, devo continuare a gustarlo...
Incontro in un caffé un amico. Qualche convenevole. Segue il mio blog e, con il suo sguardo luciferino, mi dice sogghignando: "Devi rassegnarti, ormai fai schifo!".
Come tutte le parole degli amici veri, il suo è un misto di verità e divertita sovrarappresentazione della medesima. So che ha ragione, e sorrido amaro. Ci salutiamo. Penso a quello che mi ha detto. So che è vero: la mia alterità mi ha reso ormai repellente, per i più. Non per nulla passo da un cassonetto dei rifiuti a un altro. Tuttavia, da sempre ho un'autostima che abbatte i muri. Quelli normali e quelli di gomma.
Lo specchio di un negozio riflette questa mia immagine di prima mattina e, per quel che vedo, ho da essere assolutamente soddisfatto di me. Non sono stato capito, accettato, accolto. Va bene. Ne prendo atto. Vi risparmio, per il momento, il monologo di Trainspotting... Starò da solo e, per consolarmi, andrò a svuotare qualche negozio di abbigliamento. Mi attrae irresistibilmente l'idea di "fare elegantemente schifo". Amo i paradossi, e gli ossimori. Ho una vita interiore e una esteriore, io, e sono in sintonia...
Piero Visani
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