Nella primavera del 1863, le forze unioniste organizzarono un'incursione di cavalleria in territorio confederato, con l'intento di recare il massimo danno possibile al sistema ferroviario di Alabama e Georgia. Per reagire a tale incursione, lo Stato Maggiore confederato organizzò una forza di reazione rapida, al comando del generale Nathan Bedford Forrest.
Il 30 aprile 1863, i reparti sudisti attaccarono quelli nordisti di sorpresa, ponendoli in fuga. Ebbe così inizio un serrato inseguimento, destinato a durare 4 giorni e 4 notti, e a protrarsi per ben 199 miglia.
Dopo due giorni di fuga, le forze unioniste ritennero di sentirsi maggiormente al sicuro e di aver distanziato i propri inseguitori. Ma non avevano fatto i conti con la feroce determinazione di Forrest.
Nei pressi della cittadina di Rome, in Alabama, il generale confederato cominciò a nutrire qualche dubbio sulle reali direttrici di fuga del nemico, ma venne aiutato, per un colpo di fortuna, da una giovinetta locale, la sedicenne Emma Sansom. Passando con le sue truppe nei pressi della casa di lei, Forrest venne fermato dalla ragazza, che gli fornì precise indicazioni sulle intenzioni del nemico, che si era fermato colà poche ore prima e che lei aveva spiato.
Poco pratico dei luoghi, Forrest chiese alla giovane di unirsi temporaneamente al suo reparto, come guida. Malgrado la natura assolutamente insolita della richiesta, Emma Sansom accettò, esigendo però che qualcuno degli uomini di Forrest le sellasse il cavallo con una classica sella da signorina di buona famiglia, cioè una sella che potesse consentirle di cavalcare "all'amazzone", cioè non a gambe divaricate.
Forrest era sicuramente un gentiluomo, ma aveva una fretta terribile di raggiungere i nordisti, per cui invitò Emma a montare in sella con lui, sul suo destriero, impegnandosi con la madre della giovinetta a riportarla indietro il più presto possibile. Invitò inoltre Emma a togliersi scarpe e calze, per alleggerire il peso sulla sua cavalcatura.
Nonostante le vivaci proteste della madre, che non voleva vedere Emma cavalcare a gambe larghe ("come una donnaccia", disse), cinta a un uomo e mostrando piedi e soprattutto caviglie nude (cosa considerata all'epoca assai disdicevole), Forrest tagliò corto e fece salire sul proprio cavallo la disinvolta Emma, facendosi forte anche dell'entusiasmo dei suoi sedici anni.
In breve, Emma condusse gli squadroni confederati sulle tracce di quelli unionisti e mostrò a Forrest un guado dove attraversare un corso d'acqua, il Black Creek, che avrebbe potuto ritardare l'inseguimento. Appena iniziato il guado dei suoi reparti, Forrest riportò di gran carriera Emma dalla madre.
Grazie alle preziose indicazioni di Emma Sansom, il giorno successivo la cavalleria confederata raggiunse gli incursori unionisti e li costrinse alla resa.
Il dipinto di John Paul Strain mostra il momento in cui Emma indica a Forrest il prezioso guado, non dimenticando i particolari dei piedi nudi e della modalità di cavalcare inconsueta per una donna "perbene".
Piccoli dettagli "vittoriani" di una storia - vera - di guerra...
Piero Visani
Il 30 aprile 1863, i reparti sudisti attaccarono quelli nordisti di sorpresa, ponendoli in fuga. Ebbe così inizio un serrato inseguimento, destinato a durare 4 giorni e 4 notti, e a protrarsi per ben 199 miglia.
Dopo due giorni di fuga, le forze unioniste ritennero di sentirsi maggiormente al sicuro e di aver distanziato i propri inseguitori. Ma non avevano fatto i conti con la feroce determinazione di Forrest.
Nei pressi della cittadina di Rome, in Alabama, il generale confederato cominciò a nutrire qualche dubbio sulle reali direttrici di fuga del nemico, ma venne aiutato, per un colpo di fortuna, da una giovinetta locale, la sedicenne Emma Sansom. Passando con le sue truppe nei pressi della casa di lei, Forrest venne fermato dalla ragazza, che gli fornì precise indicazioni sulle intenzioni del nemico, che si era fermato colà poche ore prima e che lei aveva spiato.
Poco pratico dei luoghi, Forrest chiese alla giovane di unirsi temporaneamente al suo reparto, come guida. Malgrado la natura assolutamente insolita della richiesta, Emma Sansom accettò, esigendo però che qualcuno degli uomini di Forrest le sellasse il cavallo con una classica sella da signorina di buona famiglia, cioè una sella che potesse consentirle di cavalcare "all'amazzone", cioè non a gambe divaricate.
Forrest era sicuramente un gentiluomo, ma aveva una fretta terribile di raggiungere i nordisti, per cui invitò Emma a montare in sella con lui, sul suo destriero, impegnandosi con la madre della giovinetta a riportarla indietro il più presto possibile. Invitò inoltre Emma a togliersi scarpe e calze, per alleggerire il peso sulla sua cavalcatura.
Nonostante le vivaci proteste della madre, che non voleva vedere Emma cavalcare a gambe larghe ("come una donnaccia", disse), cinta a un uomo e mostrando piedi e soprattutto caviglie nude (cosa considerata all'epoca assai disdicevole), Forrest tagliò corto e fece salire sul proprio cavallo la disinvolta Emma, facendosi forte anche dell'entusiasmo dei suoi sedici anni.
In breve, Emma condusse gli squadroni confederati sulle tracce di quelli unionisti e mostrò a Forrest un guado dove attraversare un corso d'acqua, il Black Creek, che avrebbe potuto ritardare l'inseguimento. Appena iniziato il guado dei suoi reparti, Forrest riportò di gran carriera Emma dalla madre.
Grazie alle preziose indicazioni di Emma Sansom, il giorno successivo la cavalleria confederata raggiunse gli incursori unionisti e li costrinse alla resa.
Il dipinto di John Paul Strain mostra il momento in cui Emma indica a Forrest il prezioso guado, non dimenticando i particolari dei piedi nudi e della modalità di cavalcare inconsueta per una donna "perbene".
Piccoli dettagli "vittoriani" di una storia - vera - di guerra...
Piero Visani
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