domenica 17 agosto 2014

Il nemico esterno


       Viviamo in un continente - l'Europa - in cui alcuni Paesi sono non meno devastati che se fossero stati esposti a una guerra: devastati economicamente, socialmente, umanamente. Per un po' di tempo, hanno cercato di persuaderci che il lager UE ci abbia risparmiato "i disastri di un conflitto intestino", poi si sono accorti che quella tesi demenziale faceva acqua da tutte le parti, visto che avevamo avuto i disastri SENZA una guerra e solo GRAZIE all'UE, e allora hanno pensato a cosa inventarsi.
      Da sempre, quando i nemici interni (gli "inimici" della classica teoria schmittiana) compiono disastri, la cosa migliore è chiamare l'opinione pubblica interna a fare fronte contro il nemico esterno (l' "hostis") comune.
       Il nemico esterno - che esista o meno - è una autentica benedizione dal cielo, è colui che - se non ci fosse - dovremmo inventarlo, perché ci "aiuta" a dimenticare i nostri guai interni e a fare fronte contro di esso, in una specie di "union sacrée".
       Ed ecco arrivare - con la puntualità di un treno delle Ferrovie federali elvetiche - l'ISIS, questo prodotto dei servizi segreti statunitensi, fino a ieri utilissimo contro i "mostri" della Siria di Assad e ora minaccia suprema contro l'Occidente, la Cristianità, e via demenziando.
       Con capriola parallela e simmetrica, i Curdi, fino a ieri terroristi, siccome ora stanno dalla parte degli USA hanno ritrovato di colpo una verginità che mai si sarebbero sognati di recuperare così rapidamente.
       Che dire di tutto ciò? Che pur di occultare gli orrori e le nefandezze commesse fino a oggi, gli Stati Uniti e i loro ascari della UE sono disposti a qualsiasi cosa. La Patria comune è in pericolo, il nostro modello di vita (quale, quello di McDonald's, del capitalismo di rapina, della manipolazione mediatica continua e dei governi non eletti su base di voto popolare?) è minacciato, stanno arrivando i "tagliagole"!
       Detto da "bombardieri" per vocazione e da una classe dirigente eurocratica che ci ha privato - in tempo di pace - dei nostri denari, dei nostri patrimoni, della nostra libertà e di qualsiasi altra forma di libera espressione, tutto ciò è alquanto divertente, ma può funzionare, perché ha un unico scopo: orientare le opinioni pubbliche ad affermare che questi, dopo tutto, sono "solo" ladri, mentre gli altri sono assassini.
       Ora, a parte il fatto che la contrapposizione appare un pochino manichea per poterla accettare a scatola chiusa, siamo davvero certi che "questi" siano solo ladri? Quanta gente si suicida, nell'UE, per mancanza di soldi, di speranze, di futuro? E tutto ciò in tempo di pace! A quante corvées (fiscali e di ogni altro genere) siamo chiamati a piegarci per mantenere un'oligarchia odiosa e fintamente egalitaria?
       Dovremmo avere paura dei "tagliagole"? Certamente sì! Ma di quelli euro-americani, perché li abbiamo sulle scatole da quasi un settantennio. Degli altri sappiamo che fanno paura, ma per ora sono là. Questi invece sono qua, e ogni giorno ci sottraggono un po' di vita e di speranza.
       Voi chi combattereste per primi? Io non ho dubbi e alle "chiamate alle armi" contro i "tagliagole" rispondo con entusiasmo, a condizione di poter scegliere quali "tagliagole" combattere per primi. E, su questa seconda scelta, consentitemi di non avere dubbi: quelli vicini, quelli che ho in casa. Agli altri penserò poi, ammesso e non concesso che, una volta liberatici dai "tagliagole" interni, ci si debba ancora preoccupare di quelli esterni, il che davvero non credo.
       Ricordarsi di alcuni pilastri della strategia: una chiara definizione del nemico principale e l'obbligo di concentrare gli sforzi prioritariamente contro di esso. Chiaro, no?
 
                                    Piero Visani

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