Fabrizio veniva da qualche sconfitta di troppo, o in realtà così avrebbero potuto essere giudicati, dall'esterno, certi suoi andamenti esistenziali. La verità, per contro, era più profonda: aveva sentito il canto di una sirena e, con una certa ingenuità, lo aveva ascoltato. Poi la verità si era rivelata piano piano davanti ai suoi occhi e aveva nitidamente inteso di essere scivolato in un banalissimo gioco di seduzione. A quel punto - come suo tipico - aveva rilanciato. La missione che gli veniva posta davanti era palesemente impossibile e quello per lui era il migliore dei motivi per accettarla.
L'aveva accettata. L'aveva persa. Ma era sicuro di averla persa non senza fare vittime, anzi lasciando ampia e profonda traccia di sé. Del resto, come avrebbe potuto essere diversamente? Fabrizio era ben consapevole di non essere un uomo qualunque, di poter forse essere trattato apparentemente da uomo qualunque, ma di lasciare qualche strascico in più di un uomo qualunque, dovunque passasse e si soffermasse per un po'...
Quando incontrò Laura, Fabrizio era reduce da una piccola "zingarata", da una di quelle azioni goliardiche che la sua età gli avrebbe dovuto probabilmente sconsigliare, ma alle quali non intendeva in alcun modo rinunciare, poiché egli non cercava normalità, ma affermazione di sé. Da homo ludens, sviluppava giochi che gli chiarissero, una volta per tutte, la reale natura delle sue interlocutrici. Lo aveva fatto anche questa volta e il risultato del gioco era stato definitivamente rivelatore, per lui.
Laura era una donna profonda, molto difficile da comprendere di primo acchito, ma aveva una peculiarità che a Fabrizio era piaciuta subito: uno splendido gusto per l'avventura, l'avventura quale che fosse, l'esplorazione, l'andare oltre, il non fermarsi di fronte a nulla, il non porsi limiti. Non era una sirena, non levava canti suadenti, era alla ricerca di sé, delle proprie soddisfazioni, di altri che potessero condividere con lei un idem sentire. Tutto poteva cominciare, a quel punto; anzi, doveva.:
Non sarà il canto delle sirene che ci innamorerà,
noi lo conosciamo bene, l'abbiamo sentito già...
noi lo conosciamo bene, l'abbiamo sentito già...
Dunque perché sentirlo ancora? Perché correre dietro all'inganno, invece che alla realtà?
Piero Visani
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