giovedì 7 agosto 2014

Francofonia

       Dei miei viaggi in Canada, quelli prima della "cura" delle varie mafie di Stato e UE sulle mie finanze, ricordo la gioia dei francofoni, specie a Québec City o in Acadia, quando ci si rivolgeva loro in francese.        Quando visitammo la fortezza di Louisbourg, in Nuova Scozia, una delle bigliettaie della medesima chiese a me e a mio figlio se volevamo la guida per la visita in inglese o in francese e, quando le dicemmo in francese, "si illuminò di immenso" e ci piantò un bottone durato almeno una ventina di minuti, incurante della coda che si era formata dietro di noi.
       A Québec City, poi, il francese era all'ordine del giorno. Da nemico dichiarato del monoglottismo, non potei che apprezzare. Il Québec è una piccola patria, e non posso che augurargli di tornare libero al più presto.

                          Piero Visani


Foto: FRANCOFONIA

Dei miei viaggi in Canada, quelli prima della "cura" delle varie mafie di Stato e UE sulle mie finanze, ricordo la gioia dei francofoni, specie a Quebec City o in Acadia, quando ci si rivolgeva loro in francese. Quando visitammo la fortezza di Louisbourg, in Nuova Scozia, una delle bigliettaie della medesima chiese a me e a mio figlio se volevamo la guida per la visita in inglese o in francese e, quando le dicemmo in francese, "si illuminò di immenso" e ci piantò un bottone durato almeno una ventina di minuti, incurante della coda che si era formata dietro di noi.
A Québec City, poi, il francese era all'ordine del giorno. Da nemico dichiarato del monoglottismo, non potei che apprezzare. Il Québec è una piccola patria, e non posso che augurargli di tornare libero al più presto.

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