mercoledì 15 ottobre 2014

Corrispondenza pubblica e privata di un generale della Rivoluzione e dell'Impero - 2

Parigi, 6 Brumaio, Anno IV


Mio caro Jean,
                               permettetemi di fare appello alla nostra solida amicizia, ma debbo confessarVi che sono turbato.
                               La visita di Madame d'Orléac (credo di potermi permettere di chiamare i nobili con i loro titoli, almeno privatamente) è stata come un fulmine a ciel sereno. Ella è venuta stamane al mio comando, accompagnata dal figlio maggiore, un giovinetto di 14-15 anni, e devo dirVi che mi ha molto colpito.
                               Non credo che Voi la conosciate personalmente, ma è una donna di una quarantina d'anni - suppongo - non alta, di minuta complessione, ma estremamente charmante.
                               Ha iniziato la conversazioni raccontandomi della triste fine occorsa al marito e delle conseguenze perniciose che ne sono derivate per lei e i figli, ma deve aver rapidamente percepito, con intuito tipicamente femminile, che aveva fatto colpo su di me, per cui ha mutato toni, diventando civettuola, garbatamente insinuante, quasi seduttiva, oserei dire.
                               E' palese che ella è in cerca di protezione. Ma non è stata sfacciata, nel ricercarla. Semmai seducente, in pieno possesso delle proprie arti femminili, e decisa a giocarsele nel migliore dei modi.
                               Sono colpito. Si tratta di una donna indubbiamente bella, ma non è la sua bellezza che mi ha turbato. Direi piuttosto il suo sguardo. Quei suoi occhi profondi sono al tempo stesso capaci di emettere una luce abbagliante, in grado - io credo - di stregare qualsiasi uomo.
                               Madame d'Orléac non ha parlato molto, ma quello che la sua bocca non riusciva o non voleva dire lo dicevano i suoi occhi e anche i suoi gesti, così ponderati, direi addirittura manierati, abbastanza palesemente intesi a suscitare in me delle reazioni in suo favore.
                               Voglio rivederla al più presto, mio caro Jean, e non in presenza di suo figlio.
                               Vi prego perciò di usarmi la cortesia di organizzare, il più presto possibile, un incontro con questa Signora in uno dei salotti delle tante buone amiche che Voi detenete qui nella capitale.
                                  Il nuovo organismo politico nato ieri - questo Direttorio che dovrebbe aprire una fase diversa e migliore della nostra grande Rivoluzione - credo che ci potrà portare fuori dalle inutili crudeltà di cui si sono macchiati i sanculotti e restituire un po' di speranza alle nostre vite, dopo tanto inutile spargimento di sangue.
                                  Confido dunque nei Vostri buoni uffici di sensale. Vi prego di non intendere questa parola come un'offesa, ma come un riconoscimento delle Vostre capacità di mediazione e delle Vostre doti di grande e impagabile amico.
                                   Mi attendo una qualche opportunità di incontro con Madame Dorléac a breve, mio caro Jean, e so che non deluderete il Vostro fedele compagno d'armi.
                                   A presto!

                                                            L.




Corrispondenza pubblica e privata di un generale della Repubblica e dell'Impero è un racconto in forma epistolare scritto da Piero Visani




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