Scrive Nietzsche, all'inizio di un capitolo di "Ecce Homo": "Una cosa sono io, un'altra i miei scritti".
Ci penso sempre, anche se so bene di essere di livello infinitamente inferiore al grande filosofo tedesco, perché mi viene in mente il prosieguo di quella stessa frase: "Prima di parlare dei miei scritti [...] toccherò qui la questione di come sono stati capiti o NON capiti".
E' una questione fondamentale, perché è tremendo notare come scritti chepartono in un modo dalla penna (si fa per dire...) dell'autore, vengano interpretati in forma diversissima dai destinatari, soprattutto assai differente dagli intendimenti dell'autore stesso.
E mi chiedo se la cosa succeda anche alle mie modeste scribacchiature e devo dire di sì, tanto più per quelle che sono scritte in codice e, dunque, da decodificare.
Tuttavia, credo che mi piaccia mantenere una certa distanza tra quello che sono e quello che scrivo, non perché non mi identifichi, semmai per l'esatto contrario: mi ci identifico troppo. Gli scritti autorivelatori sono belli, ma fanno male...
Piero Visani
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