Brumosa, direi che la serata era definibile in questi termini.
Su mio figlio e me cadeva una pioggerella lieve, appena accennata, che non riusciva nemmeno a bagnarci, probabilmente frutto di un ottobre particolarmente tiepido.
Intorno a noi, un po' di parvenus e nuovi ricchi tenevano alcuni dei loro parties preserali, quelli dove gli unici moventi plausibili sono il farsi vedere e il cenare a sbafo. La Torino "di sinistra", quella che da mane a sera si batte in favore degli operai, tenendosi il più lontano possibile dai medesimi..., celebrava l'ennesimo rito oligarchico, assolutamente contenta del fatto che pochi, in città, si sono finora accorti della sua natura "codina" (dire reazionaria è dire poco).
Malgrado questi piccoli orrori, però, l'atmosfera era magica, poiché Torino d'autunno è magica. E' la stagione che le si addice di più, in quanto i suoi colori non sono a mio giudizio adatti alle luci, ma alle brume ovattate, alle semioscurità, ai colori smorzati, ai suoi peculiari cromatismi.
Sebbene la "commedia umana" ci obbligasse a sfiorare, di tanto in tanto, soggetti che di umano nulla hanno, anche i nostri sentimenti, in fondo, erano smorzati: orrore, sì, ma non più di tanto; disgusto, sì, ma temperato; fastidio fisico, sì, ma accettabile.
La magia dei luoghi e del momento era troppa perché mio figlio ed io perdessimo tempo a soffermarci sulla dimensione animale del sub-umano. C'era tutta la soffusa meraviglia dei luoghi e delle atmosfere a incantare i nostri animi, a farci dimenticare le brutture, a rimettere armonia nei nostri cuori un pochino disturbati da tanto obbrobrio.
Sa essere molto bella, in autunno, Torino, fino a farci dimenticare tutto, sia pure per poco.
Piero Visani
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