Ho una personale adorazione per i personaggi che godono di "pessima fama". Avendone conosciuti alcuni, ovviamente meno indietro nel tempo, che godevano "ottima fama" e avendo sperimentato sulla mia pelle quanto quest'ultima fosse immeritata, tale adorazione mi è rimasta. Appena qualcuno viene presentato come un soggetto "criminale e criminogeno, sanguinario, violento, etc.", attira subito il mio interesse.
Nel caso di specie, siamo di fronte ad un alto ufficiale dell'esercito britannico, divenuto inviso agli americani, al tempo della loro rivolta contro il dominio coloniale (1776-1783), per il fatto che era un ottimo ufficiale di cavalleria, assai abile anche nelle azioni di controguerriglia. Da lì a farne un "massacratore", il passo è stato breve, anche se la ricerca storica più recente ne ha fortemente ridimensionato le (presunte) malefatte. Non deve aver letto questi studi Mel Gibson, che nel suo film "Il Patriota" ne tratteggia il profilo nel peggiore dei modi possibili.
Come sempre, la discriminante - su temi del genere - è semplicissima: quella guerra l'hai vinta o l'hai persa? Tarleton la perse, dopo averla combattuta piuttosto bene, pur senza fare sconti al nemico. A quel punto, per lui l'ascesa al "paradiso degli eroi" era impossibile. Gli è toccata invece la "discesa agli inferi" dei perdenti. Sono andato a trovarlo lì. Ho un naturale orrore per i "buoni" e ancor più per i presunti tali...
Piero Visani