martedì 10 gennaio 2017

Il genio (quasi) italico

       Non ho mai pensato che gli altoatesini (più correttamente, i sudtirolesi) siano italiani. I casi della Storia hanno voluto che diventassero italiani "per sangue versato" da questi ultimi, ma ciò non li rende tali più di quanto uno scozzese sia inglese.
       Constato però dolorosamente che frequentare scuole italiane, respirare la temperie italica, in qualche maniera non ha giovato loro, così come "la moneta cattiva scaccia quella buona", e di conseguenza hanno adottato un atteggiamento che è tipico di quasi tutti i miei connazionali: pensare che il mondo sia una proiezione dell'Italia. Intendiamoci, lo pensano anche gli statunitensi, tanto per fare un esempio, ma dietro hanno un potere imperiale che, nel caso, arriva a dare una mano anche alle Amande Knox. Noi invece, non arriviamo a dare una mano neppure a Latorre e Girone, per dire...
       Ma non è questo il problema. La questione vera è che pensare il mondo come una proiezione dell'Italia vuol dire adottare ovunque - sobri o ubriachi che si sia - qualsiasi tipo di comportamento, pensando che - come in Italia - ciò non darà titolo ad alcun tipo di sanzione. Qui da noi, ad esempio, il massimo reato che puoi compiere è regalare un panino a un barbone senza battere lo scontrino di cassa. Quello è grave, perché sottrae a un sistema palesemente latronesco ciò che gli serve per vivere, cioè il nostro denaro. Tutto il resto è negoziabile, e lo è ancor di più se "politicamente corretto" e il vilipendio della bandiera - si sa - è quanto di più politicamente corretto possa esistere dalle nostre parti. Questo vale per la bandiera nazionale. Perché se invece tocchi la bandiera dell'Unione Europea (uno dei massimi simboli del "politicamente corretto") - come successe ai militanti di Casa Pound tempo fa - allora ti becchi il carcere esattamente come in Thailandia (si possono fare sconti sulla politica, sulla metapolitica mai...).
       Qui nel "Bel Paese" si possono commettere varie tipologie di reato senza subire alcuna sanzione e tanto meno il carcere. In giro per il mondo - un mondo più primitivo e meno "globalizzato" del nostro Paese - l'offesa alla bandiera è ancora un reato e - quel che è peggio - esiste l'incomprensibile tendenza a punirli, i reati. Da noi, per contro, quella fase storica da "secoli bui" è totalmente esaurita. Dei "secoli bui", per contro, ci è rimasta la discriminazione feudale dei comportamenti: io, come contribuente, sono soggetto a qualsiasi tipo di corvée. Se mia moglie, invece, va al supermercato e deve parcheggiare a un chilometro di distanza per evitare nugoli di "risorse" che le chiedono soldi o la molestano, quello è semplice "diritto alla sopravvivenza" di poveri disperati, come spiega il solito "tutore del (dis)ordine", con aria annoiata, se per caso ti viene la cattiva idea di avanzare rimostranze.
       In definitiva, per i giovani altoatesini non si tratta altro che comprendere che non tutto il mondo è Italia, per loro sfortuna (o fortuna...?). Siamo patetici e totalmente outwordly (cioè "fuori dal mondo") dovunque andiamo (ricordate forse le splendide esibizioni del "Matteo nazionale"?), ma nessuno lo ricorda mai, così come ci sono parecchi posti al mondo dove gli italiani, con i loro beceri comportamenti pseudo-libertario/disinvolti, non sono affatto graditi. Su tutto questo, però, silenzio assoluto, perché l'unico principio che vale è Italians do it better. Che peraltro, se lo riferisce al totale asservimento al potere e alla cultura dominante, non è nemmeno una forzatura, anzi, è una verità fondamentale.

                           Piero Visani