Il caso di Rigopiano evidenzia plasticamente come, tanto in guerra quanto in pace, l'italiano riesce a dare il meglio di sé se è in grado di mantenersi lontano da qualsiasi struttura collettiva dove possa andare ad "imboscarsi" qualcuno che dica di lavorare a nome degli altri.
Come notava - con aurea riflessione - Paolo Caccia Dominioni durante la campagna in Nordafrica (1940-43), dove si trovava l'acqua, durante le frequenti avanzate e ritirate imposte dall'andamento delle operazioni, i tedeschi costruivano un rubinetto e mettevano un solo sottufficiale a distribuirla subito; gli italiani creavano una Direzione generale della Distribuzione idrica, che assegnava incarichi e scrivanie, mentre l'acqua alle unità combattenti arrivava quando e se arrivava.
E' una notazione che lessi a 14-15 anni e che successivamente ha SEMPRE trovato riscontro nel corso delle mie esperienze. Così, sempre in guerra, fu una struttura ristretta a violare i porti di Suda, Gibilterra, Alessandria d'Egitto, mentre la Regia Marina faceva a gara per perderla, la guerra, con le sue Direzioni generali e i "veri traditori" poi diventati da persone in carne e ossa sistemi crittografici nel dopoguerra (per chi ci crede, ovviamente...).
Siamo pieni di uomini e donne generosi e carichi di entusiasmo, ma pure di una flora (dire fauna li rende troppo vivaci...) che ha la colla spalmata sulle terga e da lì non la smuovi. Va sempre tutto bene, specie quando va tutto male, e le emergenze le misura ad ore, non a secondi. E' il suo modo di essere, dopo tutto si tratta di amebe, non di individui.
Non abbiamo mai fatto tesoro di questi insegnamenti, che per noi comporterebbero Stato minimo, governo minimo, massimo decentramento e minimissime strutture burocratiche. Ma - lo sappiamo bene - ci sono tanti cervelli vuoti e tante bocche da sfamare e così ci siamo inventati il voto di scambio, quello che cui una classe politica di incapaci si fa eleggere da propri simili...
Fine della storia e dell'Italia.
Piero Visani