Essendo stato a suo tempo (fine anni Ottanta-primissimi anni Novanta), uno dei soli due firmatari (l'altro era Sergio Augusto Rossi) della relazione di minoranza (in sede CEMISS-CASD) favorevole alla transizione al servizio militare volontario, davvero mi riesce difficile comprendere tutta questa nostalgia della leva.
Il mio obiettivo, all'epoca, era di eliminare l'obbrobrio della leva (sulla quale avevo raccolto centinaia di sapide testimonianze) e di puntare alla creazione di Forze Armate dove fosse possibile coltivare la crescita di una vocazione guerriera. Ero circa quarantenne, non più giovane ma certamente molto illuso, e capii subito che non ci sarebbe stato nulla da fare. Gli unici che mi aiutarono grandemente furono il generale Carlo Jean e il generale Goffredo Canino, ma per il resto meglio non parlarne.
Mi riesce quindi difficile capire questa ricorrente nostalgia per il servizio di leva, che si fa più forte - manco a dirlo - in occasione di calamità naturali. Ora, premesso che le calamità "naturali" in Italia sono più frequenti che altrove a causa di un disprezzo assai diffuso per la natura, le leggi e il territorio, sarebbe più utile - a mio giudizio - farsi promotori di un eventuale servizio civile. Il problema è l'obbligatorietà: quale legittimità hanno oggi Stati e governi, nelle mani di piccole cricche elitarie infeudate a vari potentati, per imporre qualcosa che non sia il pagamento di tasse e gabelle? Se avessi un figlio di quell'età, dovrei anche metterlo al servizio - per sei mesi - delle inefficienze altrui? Per fortuna mio figlio è già oltre, in termini anagrafici, ma andare oggi alla ricerca di ricette assolutamente fallimentari come quella della leva, dei "nonnismi" e di una condizione militare che definire discutibile equivale ad essere molto caritatevoli, mi pare davvero folle.
Come sempre accade, a livello metapolitico resta la conferma del fatto che anche chi a parole sostiene di no, vuole una condizione militare che sia la più vicina possibile a quella civile e che - naturalmente - non abbia alcunché di guerriero. Un bel carrozzone, per combattere conflitti incruenti contro neve e terremoti, per dare sfogo a frustrazioni personali con un po' di reviviscenza di "nonnismo", e per poter sostenere, con aria da uomini vissuti, che "il militare fa bene" (affermazione che, a livello di portati concettuali, equivale all'incirca a "non esistono più le mezze stagioni"...). Molto meglio fare come il Costa Rica, allora: non è che le Forze Armate le prescriva il medico...
Piero Visani