Molti di noi, non tutti, fanno in vita scelte che poi possono anche mutare, ma che sono tanto più difficili da cambiare quanto più erano radicali. Personalmente, penso di avere fatto scelte molto radicali, in gioventù, perché erano conformi alla mia visione del mondo. E tale visione del mondo non è mai venuta meno, pur con gli apporti derivanti dall'incedere degli anni. Tuttavia, visto come ero partito, posso dire orgogliosamente al mondo che non sono diventato "pompiere"...
Sono sempre stato intriso di radicalismo ideologico, ma riguardava me stesso, non il mio prossimo, al quale non ho mai sbattuto in faccia niente (tanto meno patetici saluti romani o tatuaggi inneggianti a qualche "dux") perché ho sempre ritenuto che le ideologie debbano cambiare con i tempi e con gli uomini, e che quello che poteva valere nel Novecento non necessariamente vale nel nuovo millennio, anzi.
Leggo perciò con profondo compatimento il paginone che il "Corriere della Sera" di oggi dedica (con tanto di richiamo fotografico in prima pagina) ad un ex-calciatore, ex-allenatore ed ex-commentatore Sky, il quale, forse perché improvvisamente privato di un'ottima remunerazione annuale, non trova di meglio che effettuare un'abiura ad ampio spettro (forse richiestagli per essere ripreso in forza all'emittente di cui sopra...).
Ho appena scritto di detestare i gesti sopra le righe. Ancora di più, però, detesto le abiure, perché sono esattamente ciò che FA GODERE IL NEMICO. Di conseguenza non riesco a capire la ragione per cui, se eri tanto aggressivo e provocatore prima, diventi tanto "pentito" poi. "Pentito" da assenza di introiti freschi? O dispiaciuto perché le tue figlie non condividono le tue scelte? Se è così, tra i vari fallimenti si potrebbe configurare anche quello come padre, e quest'ultimo sarebbe davvero spiacevole.
Con più sobrietà, non si sarebbe fatto il "fascista" da opera buffa (che giova al nemico molto più di qualsiasi abiura), prima, e il "pentito" da "tengo famiglia", dopo...
Piero Visani