Da sempre, la menzogna è l'essenza della gestione del potere e del flusso informativo che ne promana. Beppe Grillo, nel dirlo, ha solo scoperto l'acqua calda, mentre le varie verginelle giornalistiche fintamente offese, alla Mentana, dimenticano volutamente quante menzogne abbiano diffuso in questi anni e con quali metodi siano arrivate ad occupare le cariche che occupano.
Da sempre, la menzogna è alla base della politica. Chiunque se ne occupi, in vari modi, lo sa perfettamente ed è per questo che teme fortemente la cosiddetta contro-informazione, le "bufale" etc. etc. Perché una "bufala" del governo può essere efficacemente contrastata da una di senso uguale e contrario emessa dalle forze che a tale governo si oppongono, e può diffondersi in maniera virale, limitando moltissimo le capacità di controllo e di persuasione politica e metapolitica delle autorità.
E' proprio per questa ragione che molti governi si stanno preoccupando di contrastare quelle che essi chiamano "le degenerazioni della Rete" e tuttavia, anche volendo ammettere che queste ultime esistano, esse non sono altro che un legittimo antidoto ai veleni della propaganda di Stato. Poi - se si vuole - si può parlare di complottismo, etc. etc., ma, nel farlo, occorrerebbe avere l'onestà intellettuale di riconoscere che la corsa alla menzogna è lunga, sfrenata e ha i suoi principali autori tra i governi, prima che tra i cittadini.
Se uno dovesse ad esempio prendere in mano le principali fonti mediatiche mainstream, siano esse cartacee o televisive od elettroniche, riterrebbe al più che oggi in Europa ci sia una crisi economica grave, ma comunque superabile con tanto ottimismo e con la progressiva riduzione quasi a zero dei salari (soluzione assai gradevole, no...?). In verità, se uno non percepisce pensioni d'oro o vitalizi, sa che non è assolutamente così e che la realtà è decisamente diversa e ben più tragica.
Quello che fa sorridere, in definitiva, è che gente che fa un uso programmatico della menzogna di Stato (a cominciare dalle "bufale" immense, spacciate come "verità rivelate", sulla natura degli attacchi "terroristici") se la prenda con chi, nei riguardi della medesima, cerca di svolgere una benemerita opera di contro-informazione. A ben guardare, tuttavia, si nota facilmente che si tratta di una notevole preoccupazione e contrario, sintetizzabile nei termini che seguono: "se a mentire non è più solo il potere, ma le sue menzogne possono essere rintuzzate e sostituite da verità "altre", allora si sta formando o potrebbe formarsi un CONTROPOTERE la cui pericolosità potrebbe dimostrarsi terribile, per il potere stesso.
Poiché la guerra mediatica è oggi una delle forme più pericolose e al tempo stesso decisive di conflitto, si può tranquillamente affermare che una forma di guerra civile è già iniziata, anche qui da noi. Incruenta (per ora), ma fondamentale per il controllo delle "menti e dei cuori". Chi di tale controllo aveva il monopolio, non ha molto di cui stare tranquillo. E non gli basterà la repressione.
Piero Visani