E' scandalo: in 7-8 giorni, Donald Trump ha imposto una svolta decisionista alla politica statunitense che ha mandato letteralmente in bestia i suoi oppositori, abituati alle promesse di cambiare il mondo, di rendere tutti più buoni e più ricchi, alle impegnative dichiarazioni formali che, tanto più sono solenni e impegnative, tanto più lasciano il tempo che trovano, al più dopo aver provvisoriamente lavato coscienze notoriamente sporchissime.
Dove sta la novità, e perché risulta tanto dirompente? Non solo in quello che il neo-presidente USA decide, ma nella rapidità e nella vigoria con cui lo decide. E' ovvio che si può essere d'accordo o meno; è ovvio che si può essere anche molto ostili al contenuto delle sue decisioni, ma esse ci sono e sono a raffica.
Nel nostro Paese, la decisione è qualcosa di assolutamente sconosciuto: il governo Renzi viene sotterrato 60 a 40 al referendum costituzionale e l'unica "decisione" che ne scaturisce è la sua riconferma... Un cittadino molto allarmato per una situazione di emergenza telefona in prefettura per dare l'allarme e gli viene risposto di non agitarsi, che tre ore prima non c'era alcuna emergenza nel luogo da lui indicato come potenzialmente disastrato (com'è noto, le emergenze hanno tempi lentissimi e poi magari in prefettura era l'ora della pausa caffè...).
Dove e quando decisioni vengono prese, però, ad esse ci si attiene anche quando hanno palesato tutta la loro inefficacia, fino al punto in cui la decisione stessa si trasforma in accanimento terapeutico. Basti pensare al caso UE: sono circa 25 anni che i burocrati dell'Eurolager stanno somministrando alla parte del Vecchio Continente che vive sotto le loro avide grinfie una medicina totalmente sbagliata. Il paziente è già morto e sepolto, ma essi continuano con le loro medicine assurde, idiote e fallimentari, perché una decisione a suo tempo è stata presa, ed a quella occorre assolutamente attenersi. Mi è capitato di rivedere di recente un film sugli ultimi giorni di Hitler nel bunker della Cancelleria e ho notato la medesima ostinazione cieca, il rifiuto di vedere la realtà, la volontà di andare avanti anche a dispetto dell'evidenza dei fatti. Certo, la situazione era molto diversa, ma la sensazione che provo è che non sia la decisione ad essere criticata, ma le singole decisioni di un presidente che palesemente non sta simpatico all'establishment internazionale. Le decisioni di Trump, infatti, possono essere giuste o sbagliate, ma vengono subito dopo la sua ascesa in carica. E' lecito supporre che, se valutate errate, saranno cambiate. Le decisioni dell'Unione Europea, per contro, è già chiarissimo che sono sbagliate e mortifere, ma quelle NON si cambiano, sono intoccabili.
La domanda vera da porsi sarebbe quindi: ma come mai tutto quello che fa il presidente USA, supportato dal voto popolare, è sbagliato, mentre tutto quello che fanno gli eurocrati, mai eletti da alcuno, è giusto? E' la domanda chiave: alcuni Paesi - come Grecia e Italia - sono morti, a seguito di tali decisioni, mentre altri, come Francia e Spagna, se la passano piuttosto male. Vuoi vedere che ci sono le decisioni che piacciono a me che si possono prendere, anche se mortifere, mentre quelle che piacciono a te, pur se potenzialmente salvifiche, fanno orrore sempre e comunque, perché sono tue?
Come direbbe Voltaire: "Oh Libertà, quanti delitti si commettono in tuo nome!
Piero Visani