Tra il 14 settembre e il 19 ottobre 1812, la "Grande Armée" napoleonica rimase concentrata a Mosca e dintorni. L'ingresso nella "Città santa" della Russia, dopo una campagna che era iniziata il 24 giugno di quello stesso anno, mise sotto gli occhi di un esercito che ammontava ancora a circa 110.000 uomini le ricchezze concentrate in quella grande città.
La preoccupazione di tutti i soldati divenne quella di fare il maggiore bottino possibile, per riportarlo verso la madrepatria. Nonostante le severe disposizioni impartire da Napoleone, non fu possibile mantenere la disciplina, se non che in alcune sceltissime unità della Guardia Imperiale, mentre tutte le altre persero la loro coesione e si dedicarono essenzialmente al furto di tutto ciò che riuscivano a trovare.
La nobiltà, dietro precisa esortazione dello zar Alessandro, aveva lasciato i suoi ricchi palazzi cittadini, che attirarono le attenzioni dei francesi in cerca di facile bottino.
Una parte della borghesia, anche di quella alta, non era invece riuscita a fuggire e molte signore, lasciate sole dai mariti in servizio nell'esercito, dovettero mettersi sotto la "protezione" di marescialli, generali e ufficiali superiori della "Grande Armée" onde evitare stupri di massa.
Louise Fusil (1871-1848), nota attrice francese che all'epoca era una étoile del Teatro di Mosca, ci ha lasciato, nelle sue memorie, un vivido quadro di quei giorni terribili.
Napoleone era convinto che una prolungata occupazione di Mosca avrebbe indotto i russi a più miti consigli, ad addivenire a trattative di pace, e si accorse troppo tardi che tale atteggiamento favoriva invece la loro strategia di attrito e di esaurimento delle risorse della "Grande Armèe" a migliaia di chilometri dalle sue basi di partenza.
Piero Visani