Tecnicamente parlando (e le analisi tecniche non possono avere né un cuore né un'anima), la trasformazione di un teatro operativo in un incubo per chi vi abita (legittimamente o meno che vi abiti...) rappresenta una fase molto avanzata di una guerra asimmetrica, una fase con evidenti e potentissimi intendimenti destabilizzanti. Non è possibile prevedere quali sviluppi prenderà la cosa, ma è certo che chi vi si accinge ha chiaro l'intendimento di elevare al massimo il livello dello scontro, così come ha chiaro il rischio di suscitare da parte di Israele reazioni molto dure e probabilmente le mette in conto, perché la repressione, tanto più se dettata da ira cieca e volontà di vendetta, va a ricompattare le fila dell'avversario e a rendere ancora più ostili, nei riguardi dell'occupante, "le menti e i cuori" della popolazione civile.
E' molto interessante studiare che cosa avviene in quel teatro, poiché è un tipo di offensiva che potrebbe riguardare, in un futuro non troppo lontano, le popolazioni europee non di colore, le quali hanno tutto da perdere e vivono in un continente ormai invecchiato, vicino alla morte e terrorizzato dalla sola idea di conflitto.
Molto interessante appare creare "killing zones" e scenari dove si sperimentano oggi tecniche che potrebbero essere utilizzate in altri contesti domani.
E' del tutto evidente che la mia totale solidarietà va alla causa della libertà palestinese, ma non sarebbe la prima volta nella storia che tecniche forgiate in guerre di liberazione vengono successivamente usate in conflitti di espansione.
Anche il confine tra politiche di accoglienza indiscriminata e gestione positiva delle medesime è molto labile e certo non statico. Tra coloro che vengono accolti, ci saranno sicuramente quanti si integreranno, quanti manterranno invece una "distanza di sicurezza" religiosa e culturale dai luoghi e dalle culture in cui sono approdati e quanti infine saranno ben decisi a combattere una "guerra per interposta persona" per conto di manovratori (lontani e no) con evidenti finalità di conquista.
L'interrogativo che MAI NESSUNO PARE PORSI è come una civiltà morente, che sogna "le guerre a zero morti" e i bombardamenti "chirurgici", potrà mai pensare di contrastare con successo chi è pronto a morire per le proprie idee e la propria religione. E' una battaglia già persa in partenza, perché ENORME E INCOLMABILE è L'ASIMMETRIA MORALE TRA LE DUE PARTI: tra l'Europa delle pance piene e dello sfruttamento di pochi ricchi a carico di un crescente universo di "underdog", e la voglia di vita e di morte (che è parte della vita) di popoli giovani, bramosi di tutto.
La nostra sorte è segnata, in apparenza, ma - personalmente - il futuro che ha preparato a me e a mio figlio l'UE mi rende interessato a ogni sviluppo diverso dalla morte per asfissia economico-fiscale. Quella è già bell'e pronta davanti a me, la conosco bene, la sperimento ogni giorno. Il resto è potenzialità e io amo le potenzialità.
Piero Visani